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Quasi un capitano acquisito, Robin Gosens è uno dei protagonisti di questa Fiorentina e a La Gazzetta dello Sport ha raccontato il suo mondo, anche extra calcio, oltre ad addentrarsi nelle questioni viola:

"Il messaggio trasmesso giovedì con l'Inter è la forza del gruppo: eravamo in emergenza, in settimana non riuscivano a fare 11 contro 11 e se tu superi queste difficoltà come squadra, gruppo, famiglia e fai prestazioni così, vuole dire che hai un gruppo straordinario. Se noi siamo questi, siamo difficili da batter. Questa Fiorentina può far paura quando gioca un calcio umile. Se siamo compatti, da forti possiamo diventare molto forti. Se invece iniziamo a pensare che siamo troppo forti e superiori, no.

Siamo una famiglia? Sì, ed è giusto inserire il discorso di Edo Bove. Questa cosa grave, negativa, non ci voleva ma ci ha rafforzato, ci ha fatto legare in maniera che forse altrimenti non sarebbe stato possibile. Ovviamente nessuno se lo augurava, ma si è formato un legame fortissimo tra noi. Io potrei stare qui tutta la giornata e mi sentirei a casa. Qui sono felice. Cosa mi è rimasto? Edo era già un nostro fratello. Per quella serata, se ci penso, mi viene fuori ancora tanta tristezza: noi facciamo test e di tutto per stare in salute ma se succede a un ragazzo di 22 anni, beh, allora può succedere a chiunque. E ti vien da pensare che la vita può essere molto corta. Quando ho saputo che stava bene ho trovato la consapevolezza che bisogna godere di ogni secondo, sempre. E che la vita va anche presa con un sorriso in più. Edo avrà pensieri che non so, ma una cosa, la più importante e bella c’è: la vita.

Paura della fragilità? Per me è una cosa fondamentale per crescere come ragazzo e calciatore. Se tu non fai entrare la debolezza, se fai sempre finta di essere forte, ti chiudi la crescita. Se noi facciamo sempre il discorso che siamo ricchi e quindi impossibilitati ad essere infelici, è un errore. O non possiamo mai dire che non stiamo bene? Io con i soldi non mi posso acquistare la salute mentale. Magari qualcuno disse: ‘Ma che ca… stai dicendo Robin?’: se è successo non mi interessa, io me la sentii, col mio background, i miei studi. Accetto le critiche per un 5, fa parte del nostro lavoro: però io devo sentire il mio mondo e parlarne, non stare zitto".

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