Il fascino del 'Campione del Mondo' e il futuro della panchina viola: vietato scegliere solo... sfogliando l'almanacco
C'è un trend un po' preoccupante, ma allo stesso tempo comprensibile, che caratterizza la Fiorentina di questo biennio 'commissiano' ed è l'attingimento a fonti già conosciute, già sicure perché già battute in passato, per la panchina, la dirigenza e anche per i calciatori. Non è un caso se a Firenze sono tornati nell'ordine Pradè, Iachini, Prandelli, con annesso staff, Borja Valero, Badelj, Rosati ecc... naturale temere un po' l'ignoto e preferirgli il già noto. E dell'ambito del noto sembra far parte anche chi ad esempio ha dato lustro alla Nazionale italiana nel recente passato, in particolare nel Mondiale vinto del 2006.
Non a caso nell'orbita viola ci sono rientrati già diversi protagonisti di quell'impresa, a partire da De Rossi che la scorsa estate sembrava essere stato sondato dalla dirigenza gigliata, al netto delle smentite stizzite (ma l'ex giallorosso ha fatto più di un riferimento alla possibilità di iniziare ad allenare a Firenze...). Fino ad arrivare a Rino Gattuso, che oggi sembra il favorito per raccogliere le redini da Iachini (e che comunque vanta un bagaglio ben diverso rispetto agli altri), e ad altre suggestioni attuali come quella di un Marcello Lippi dt (ma fuori dal calcio che conta dal 2010...) o addirittura di un concorrente per la panchina come Fabio Cannavaro, capitano e pallone d'Oro in quel 2006 ma reduce da 6 anni da tecnico... in Cina.
Giusto tenere in considerazione chi nel calcio si è distinto, ma considerando sempre che il passaggio dal campo alla panchina non è sempre equazione matematica e che il percorso professionale, una volta appesi gli scarpini al chiodo, riparte quasi da zero (basti vedere Pirlo). Poco almanacco del calcio insomma e più ancoraggio alla realtà odierna della Serie A, per una scelta che sarà determinante per il futuro a breve termine della Fiorentina.