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C’era una volta una Fiorentina che giocò sette partite di fila, vincendo tre partite, pareggiandone altre tre (di cui due con Atalanta e Juventus) e perdendone solo una (contro la Lazio). Dragowski in porta; linea difensiva a tre con Milenkovic, Pezzella, Caceres; a centrocampo Pulgar, Badelj e Castrovilli, con Lirola e Dalbert larghi sulle fasce; in attacco la coppia Chiesa-Ribery. In quelle sette gare il 3-5-2 di Montella guadagnò ben 12 punti, dando l’impressione di aver trovato la propria dimensione e di poter fare davvero bene. Dopo la sconfitta interna con la Lazio, l’ultima volta che si è vista questa formazione dal primo minuto, sono cominciati i problemi: la squalifica di Ribery, poi quella di Castrovilli, l’infortunio di Chiesa e di Pezzella. L’allenatore viola non ha avuto più modo di schierare gli interpreti titolari e ha dovuto rimediare con chi ancora aveva trovato poco spazio in campo. Come sta andando lo sappiamo tutti: senza la formazione tipo la Fiorentina ha giocato le altre sette partite, raccimolando a malapena 4 punti. La differenza c’è e si è vista, ma era difficile immaginarsi un così ampio divario tra i risultati con e senza tutti i titolari in campo. Che gli stessi undici non potessero giocare un intero campionato era ben chiaro a tutti e ora il campanello di allarme per Pradè suona più forte che mai.


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