Il gioco ritrovato e la mentalità giusta: perché la Fiorentina può sorridere al 2023
Non sarà certo la sconcertante direzione arbitrale del signor Sozza a far cambiare i piani di una squadra che, sul piano del gioco, è superiore a quella dei campioni d’Italia. La Fiorentina è stata obbligata a uscire da San Siro a mani vuote, ma non con il morale a terra. Anzi, se c’è una formazione che può dirsi soddisfatta dell’ultimo Milan-Fiorentina quella è proprio la banda di Italiano.
La transizione offensiva sulle fasce, il palleggio ragionato nel mezzo e il pressing (ancora fin troppo) alto hanno costretto Pioli a doversela sudare più del dovuto. Riducendo gli scudettati a supplicare la mano onnipotente del direttore di gara e il silenzio assenso della sala dai tanti schermi. Ma l’idea di calcio del tecnico gigliato – per fortuna – non cerca di ricorrere a simili stratagemmi.
La mentalità è anzi quella di un gruppo che, conscio dei suoi limiti tecnici, affronta comunque tutte le inside a testa alta, attaccando con tanti uomini e difendendo in modo da recuperare il prima possibile la sfera. Certo, l’atteggiamento di copertura è più che migliorabile, ma la forza delle squadre di Italiano è sempre stata rimessa alla fase propositiva. Le ultime partite di questo 2022 hanno riconsegnato un qualcosa di simile al bel giuoco dell’annata scorsa, quello che, oltre a stupire l’Italia, aveva riportato in Europa dopo sei anni.
La scalata alle stelle, quest’anno, è assai più ripida e la via del campionato resta impercorribile, soprattutto alla luce dei confronti con le squadre di testa. Il nuovo anno, d’altro canto, proporrà tre competizioni dopo tanto tempo: con una rosa più coesa forte di un canovaccio tattico rischiarato dall’inchiostro che oscurava le bontà della filosofia italianesca. Allora, che si dimentichi in fretta il furto di Milano, perché la squadra che si meritava i tre punti è anche quella che finalmente può pensare: “Sono tornata”.