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A tutti piace sognare e ipotizzare che la ricomposizione della fortunata coppia Montella-Pradè, sostenuta da una proprietà nuova, vogliosa e smaniosa di far bene e raccogliere risultati oltreché di investire, tramuti automaticamente la prossima stagione in un bis della 2012/13, dove l'allora quarto posto oggi varrebbe davvero la Champions. Vuoi per gli interpreti, vuoi per i predecessori e vuoi anche per le macerie raccolte in eredità dalle gestioni precedenti. Di comuni denominatori ce ne sono tanti ma in realtà poi, si scopre che il contesto circostante è un po' diverso forse: nel 2012, se vogliamo, l'eco dell'ultima Fiorentina da Champions era lontano appena due anni. Oggi, le tracce europee della squadra viola distano sì tre stagioni ma parliamo di ruoli da comprimari assoluti, lontano dai palcoscenici più luminosi.

In sostanza, la sensazione è che oggi l'opzione Fiorentina sia un po' meno intrigante rispetto ad allora e che l'ultimo disastroso triennio abbia contribuito in gran parte ad acuire questo tipo di sentimento. Se davvero fosse così, sarebbe un altro bell'ostacolo sulla strada di Pradè e del mercato viola, già complesso di suo. Per consolarci possiamo pensare che comunque anche nel 2012 giocare nella Fiorentina sembrava quasi un'onta, prima che gli uomini mercato dessero il via allo show che portò alla costruzione di quella squadra meravigliosa.


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