Italiano e la bravura nel non andare allo scontro. Con un centravanti del genere niente è impossibile, anche l'Europa. Ma guai a cedere Vlahovic a gennaio, una cessione che potrebbe rovinare un'intera stagione
Ci fidiamo di Italiano, che tra il detto e il non detto ci sussurra che forse, le ambizioni di questa Fiorentina, possono diventare anche europee, già da quest’anno. Ma cosa manca? La continuità, più di risultati che di prestazioni. Chiaro, per sognare una cosa del genere la squadra viola dovrà giocare al massimo delle proprie potenzialità, essere aiutata sul mercato a gennaio e imbattersi in una vera e propria disfatta da parte di una delle sette là davanti. Atalanta, Lazio o Roma, una di queste tre dovrebbe fallire. Le prossime due partite, contro Juventus e Milan, ci diranno se ambizioni del genere potranno essere già coltivate.
Certo, con un centravanti del genere, che torna a segnare e a determinare, niente potrebbe diventare impossibile. Vlahovic: guai a cederlo a gennaio. Lo dicevamo, lo scrivevamo, quelli del partito “ma mandiamolo in tribuna’, hanno già avuto qualche risposta. Oggi la Fiorentina, contratto o non contratto, ha in casa uno dei centravanti più forti d’Europa e se lo deve tenere più tempo possibile. Fosse per noi anche fino alla scadenza del contratto, anche se sarebbe un bagno di sangue economico per Commisso. Un professionista esemplare, uno che ha una fame alla Ibrahimovic, uno che pensa tanto a sé e che, proprio per questo, non ha mollato di un centimetro. Privarsene tra due mesi, anche davanti ad un'offerta allettante, potrebbe rovinare una stagione ancora tutta da scrivere. Magari un accordo, per la vendita futura, una cessione promessa, ma niente di più.
Meglio pensare, intanto, ad un Berardi da affiancargli, ad un centravanti di riserva per farlo rifiatare un po' quando occorrerà, ma oggi Dusan vale mezza squadra. E’ stato bravo Italiano, questa volta più di Commisso, nel non andare allo scontro, nel comunicare in modo chiaro, nel farlo sentire sempre al centro del progetto. E oggi è stato ripagato con una moneta preziosissima, l’unica che conta nel calcio: il gol. C’era paura, inutile nasconderlo, che il caos di tre settimane fa non ci riconsegnasse questo attaccante. Invece, tutte le componenti (ma Vlahovic per primo) si sono rivelate ancora più forti di quello che immaginavamo. Vlahovic gioca, segna, trascina, si porta il pallone a casa. Poi non va sotto la Curva assieme alla squadra a salutare, perché questo gli è stato detto di fare. Rispetta, e non potrebbe fare altrimenti, un tifo che si è sentito tradito e che, durante i novanta minuti, lo rispetta e dopo la partita lo ignora. Regole del gioco, di questo gioco qui. Che rimane un gioco per i tifosi, ma forse ormai soltanto per loro.