Come cambia il calciomercato con il rinnovo del Decreto Crescita
Negli anni recenti il calcio italiano ha ritrovato una posizione elitaria all’interno del panorama sportivo europeo e mondiale, riproponendo la Serie A come un campionato competitivo e le sue squadre come credibili anche nelle competizioni europee. Le tre finali nell’annata 2022/2023 di Inter in Champions League, della Roma in Europa League e della Fiorentina in Conference League, oltre che le due finali della scorsa stagione di Atalanta (Europa League, vincitrice in finale) e Fiorentina (ancora Conference League ma ancora con poca fortuna) sono servite a mandare un messaggio molto chiaro sulla salute del calcio tricolore.
In questi anni, un indubbio aiuto in sede di calciomercato e di gestione è arrivato sicuramente dal Decreto Crescita, un decreto che ha avuto un impatto particolarmente significativo e che, dopo iniziali dubbi, potrebbe essere rinnovato. Ma di cosa si tratta? E in che maniera ha aiutato il mondo del pallone a tornare competitivo?
Che cos’è il Decreto Crescita e come ha cambiato il calcio italiano
Il Decreto Crescita è una misura introdotta nel 2019 che, al di là dell’impatto in vari campi, si è rivelata quantomai decisiva soprattutto per l’industria del calcio italiano, permettendo alle squadre di Serie A di ingaggiare giocatori stranieri comunitari grazie a benefici fiscali notevoli. Tale provvedimento, infatti, garantisce una riduzione fino al 50% delle tasse sui redditi per tutti i lavoratori che trasferiscono (o hanno trasferito) la propria residenza in Italia. Di conseguenza, valendo anche per i calciatori, tale provvedimento ha finito per fare la fortuna del calcio italiano, rendendolo una lega appetibile per i grandi giocatori europei e non solo.
Inoltre, il Decreto Crescita è stato utilissimo non solo per l’acquisto di giocatori con importanti sgravi fiscali ma anche per i rinnovi di contratto di calciatori che già militavano in squadre italiane, visto che gli sgravi fiscali in questione rimangono intatti per altri 5 anni per chi ha trasferito la sua residenza in Italia prima del 31 dicembre 2023. In questa maniera i club possono rinnovare i contratti senza costi di tassazione esagerati o eccessivi.
In un contesto così competitivo come quello del calcio, ovviamente ogni dettaglio può fare la differenza e una gestione corretta di tutte le risorse è fondamentale, come d’altronde parallelamente avviene anche in altri campi, sia professionali che ludici. Un esempio può essere quello delle piattaforme di giochi online come Casinofy, che offrono agli utenti la possibilità di orientarsi tra numerose opzioni disponibili per una corretta e responsabile gestione del proprio budget.
Cosa succede con il suo ritorno
A inizio 2024 sembrava che il Governo avesse deciso di eliminare il Decreto Crescita, andando quindi a generare molte incertezze nell’ambito sportivo e calcistico da parte dei club. I recenti sviluppi emersi, tuttavia, hanno indicato che molto probabilmente il Decreto Crescita verrà rinnovato fino al 2027 o al 2028, come d’altronde richiesto da un emendamento presentato da Forza Italia, partito della coalizione di maggioranza.
Il ritorno del Decreto Crescita consentirà ai club italiani di restare competitivi il più possibile all’interno del mercato internazionale, continuando dunque a basare una porzione di strategia proprio in base alle agevolazioni fornite da questo provvedimento. Di conseguenza, i club italiani potranno risultare maggiormente competitivi nell’ambito del calciomercato europeo, anche perché il fatto di poter ricevere agevolazioni per chi acquista immobili in Italia potrebbe spingere i calciatori stranieri a stabilirsi in maniera definitiva (o quantomeno per qualche anno) nel nostro Paese.
C’è ancora una porzione di incertezza e bisognerà chiarire bene alcuni punti focali (cosa succede, per esempio, con i calciatori che arriveranno nel corso dell’anno?). Ma la conferma del Decreto Crescita è un’ottima notizia per tutto il movimento calcistico italiano e, in particolare, per i club della Serie A.