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Guardatevi bene questa foto. Fa riferimento ad un Parma-Fiorentina del 5 luglio 2020. Quel giorno, Dusan Vlahovic era seduto in tribuna vicino ad altri dirigenti della Fiorentina come Dainelli, Antognoni e Barone. Ecco questa, a detta di molti, dovrebbe essere la fine che dovrebbe fare il centravanti viola dopo aver rifiutato la proposta di rinnovo da parte della società.

La reazione di pancia in casi come questi può anche starci, ma alla fine è il cervello che deve prendere il sopravvento. E il cervello che ci dice? Che mettere fuori Dusan il 'traditore' è un qualcosa di semplicemente improponibile. Ci sono due motivi alla base di questa conclusione. Uno tecnico: Vlahovic è forte, potenzialmente anche fortissimo, e continua a segnare a ritmi forsennati. Uno legato alle alternative, perché possiamo cercare quanto vogliamo ma possiamo essere sicuri di non trovarle. Almeno non ora, non in questo momento (a parte qualche visionario che continua a sperare in Kokorin).

E a gennaio che fare? Lasciando perdere la demagogia spiccia e mettendo da parte altri ragionamenti di tipo commercialistico che non ci competono e del quale ci siamo francamente stancati, sarebbe possibile accettare una sua cessione a patto che arrivi qualcuno che, se non è del suo livello (cosa difficilissima da trovare in giro), almeno non lo faccia rimpiangere troppo. Altrimenti ci saremmo dati la mazzata sugli attributi da soli. Col masochismo a Firenze abbiamo già dato e anche in dose massicce, quindi sarebbe anche l'ora di finirla qui. Troviamo una soluzione che salvi capra e cavoli, che tenga in piedi questo bel giocattolino e che non rada al suolo tutto quello che di buono questa stagione ci sta offrendo.

E, per favore, basta anche con le soluzioni improponibili, un suggerimento che rivolgiamo a tutti, giornalisti, tifosi, dirigenti, venditori ambulanti, spazzini e chi più ne ha più ne metta.


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