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Esultanza di Beltran in Fiorentina-Cukaricki. Foto: Vicario/Fiorentinanews.com
Esultanza di Beltran in Fiorentina-Cukaricki. Foto: Vicario/Fiorentinanews.com

Anche in questa estate, come in quasi tutte del resto, il ritornello con cui ci si rifaceva la bocca era quello del grande miglioramento, del gran salto di qualità, del mercato finalmente di rottura e atto ad alzare l'asticella. Tutto o quasi si basava sul restyling dell'attacco perché, nonostante commoventi e strenue difese a suon di file excel, Jovic e Cabral avevano fallito la missione.

Il “già noto” e il Vichingo 

E allora benvenuti al "già noto" Nzola e al Vichingo del River Plate, quel Lucas Beltran che ringalluzziva anche solo per averlo strappato alla Roma, facendo la voce grossa. E con investimento da (potenziali) 25 milioni sognare era ed è certamente lecito… se si ha idea di come usarli.

L'argentino sembra imposto

Perché francamente dopo tre mesi di stagione l'argentino sembra quasi un dovere imposto a Italiano, che lo inserisce per poi toglierlo spesso e volentieri all'intervallo o poco dopo. Per correre a presunti ripari e inserire il “già noto” Nzola, che oltre a non segnare per il momento non ci ha ancora fatto vedere una conclusione, un movimento, una sponda, un segnale di vita (e ci perdonerà se passiamo sopra al lob a partita scaduta contro il già defunto Cagliari). Ecco, detto che del “già noto” angolano si conoscono pregi e difetti, avendo anche i suoi 27 anni, il beneficio del dubbio lo si dà più volentieri a chi ne ha appena compiuti 22 e arriva dall'altra parte del mondo. 

Come si pensa di gestirlo resta però un mistero perché se da un lato lo si alterna al “già noto” Nzola, come fosse fisicamente e tecnicamente omologo, dall'altro lo si mortifica togliendolo dal campo piuttosto che agevolarlo con un cambio di assetto o di filosofia. Era davvero Beltran l'attaccante giusto per le idee di Italiano? Era davvero concordato il suo nome con la guida tecnica della Fiorentina? Tutte domande che paiono lecite visti i balbettamenti offensivi di questi tre mesi.

22 mesi dopo la cessione di Vlahovic, il problema resta

E mentre chi fino a poco fa dei “gol dei centravanti” se ne fregava sta facendo inversione a U in autostrada, la durezza di questi giudizi ci pare giustificata considerato che dalla cessione di Vlahovic sono passati 22 mesi e di soluzione reale manco l'ombra. A proposito del serbo, neanche lui sembrava il nome giusto eppure gli fu data cieca fiducia (d'altronde aveva 20 anni) e lo si rese uno dei top a livello europeo. Un trattamento lontano anni luce da quello riservato a Beltran che magari non diventerà un top player ma che così facendo non riesce neanche a farci sapere a che sport possa giocare. 


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