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Kean Beltran Fiorentina
Foto: Vicario/Fiorentinanews.com

A Cronache di Spogliatoio si è raccontato Lucas Beltran, parlando della sua esperienza alla Fiorentina, della sua posizione in campo e del rapporto con Palladino: “Abbiamo provato una partita da punta, non ho fatto bene. Poi mi ha messo trequartista, ho fatto un po’ meglio. A quel punto mi ha lasciato lì e mi trovo bene. Anche perché abbiamo tanta qualità in attacco, specialmente quando c’è Moise: ti giri, guardi davanti e c’è lui, è più facile. Palladino è una grande persona, gli piace insegnarci la tattica dipendendo dalla partita che affronteremo, con movimento diversi. In allenamento andiamo forte, lo staff è molto bravo e si completa. Abbiamo tutto per fare bene: dalle palle inattive agli schemi sulle rimesse laterali". 

E ancora su Kean: "Lavora tantissimo dopo l’allenamento, ci fermiamo spesso a calciare: chiamiamo un portiere e continuiamo ad allenarci. Facciamo cose che l’altro non fa, siamo complementari. Durante le partite ci parliamo molto: mi dice dove mettermi, come posizionarmi, ci confrontiamo. Anche sui movimenti da fare. In allenamento pure, parliamo di calcio e di come possiamo far male agli avversari. Se creiamo questa connessione, è più facile”. 

E ancora: “Il suo album? L’ho sentito e mi piace. Glielo mettiamo nello spogliatoio per scherzare, ma lui non vuole cantarlo! Griddy? No no, lo sa fare solo lui! I nuovi acquisti? Sono arrivati per darci una mano, non è che sono di un’altra squadra! Sono miei compagni, proprio come quelli che c’erano prima. Se tutti pensiamo ad allenarci per la squadra, il livello si alza: dev’essere il nostro impegno”. 

E  il retroscena sulla scelta della nazionale (ha origini italiane): “Ho ricevuto la chiamata da parte della Nazionale italiana. Mi sono arrivate nello stesso giorno la convocazione dell’Argentina e quella dell’Italia. Ma io mi sento argentino e non ho avuto alcun dubbio. Anche perché penso che ci sono tanti talenti italiani che possono far bene e sarebbe stato irrispettoso: mi metto al loro posto, se un ragazzo nella mia posizione fosse venuto a giocare per l’Argentina, mi avrebbe dato fastidio. Quindi credo che non sarebbe stato giusto, proprio perché io mi sento completamente argentino. Mi aspettavo la convocazione dell’Italia. Due mesi prima mi avevano contattato per sapere se avessi davvero la cittadinanza italiana, quindi appena ho detto che era arrivato il passaporto, mi immaginavo la convocazione. In quel momento mi ha chiamato anche l’Argentina e non ho avuto dubbi. Anche se l’Argentina non mi chiama, la aspetto: non cambio idea per sfruttare l’occasione”. 


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