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Dopo aver ascoltato qualche mugugno sul web al termine di Brescia-Fiorentina, gara conclusasi in parità sullo 0-0, ma che tra l’altro ai punti avrebbe meritato di vincere la Viola, ci viene automatico ricordare a tutti che questo è un anno di transizione. Ma veramente di transizione, nel senso che il nuovo patron è arrivato a giugno, il nuovo ds, almeno ufficialmente, dal 1 luglio, e la squadra titolare odierna vanta otto undicesimi che giocavano altrove l’anno scorso (i “superstiti” sono Chiesa, Milenkovic e capitan Pezzella).

Se a tutto questo ci aggiungiamo il fatto che Montella è arrivato nel finale della scorsa stagione ed ha potuto avere la nuova squadra al completo per la prima volta solo il 2 settembre, ci teniamo a fermare quei benpensanti che considerano la Fiorentina obbligata a conquistare subito l’Europa.

Il progetto di Commisso è serio, e per questo è a medio-lungo termine, e passerà anche e molto per la via della costruzione del nuovo centro sportivo a Bagno a Ripoli e del nuovo stadio a Firenze, dove ora staziona la Mercafir.

Partire dal 16’ posto dello scorso anno e chiudere questa stagione invece saldamente nella parte sinistra della classifica sarebbe da considerarsi già di per sè un obiettivo da raggiungere (per carità saremo noi i primi ad esser contenti in caso di qualificazione europea), per poi l’anno prossimo andare a ritoccare, senza nuove rivoluzioni, nelle zone del campo dove la Fiorentina è più carente, ed allora sì che sarà l’Europa League l’obiettivo reale della nostra Fiorentina.

Piedi per terra ed incitamento saranno invece gli unici must di quest’annata, tenendo bene a mente da dove Commisso è ripartito (il 16’ posto dell’anno scorso) ed i tempi brevi in cui tutti all'interno della società viola hanno potuto operare.


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