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Fermi tutti: non sarà un errore, per quanto grave e probabilmente decisivo per la sconfitta con l’Udinese, a mettere in discussione il valore di Luca Ranieri. Il capitano della Fiorentina, fino a prova contraria, è stato uno dei pochi a imporsi in una linea difensiva che, orfana di Milenkovic, rischiava di essere compromessa dall’inspiegabile e inaccettabile situazione di Pongracic, dall’involuzione di Martinez Quarta e dall’acquisto più futuristico che altro di Moreno. 

Una buona continuità di rendimento…

Insomma, pensate un po’ in che condizioni sarebbe la Fiorentina se non avesse scoperto Comuzzo e se Ranieri non si fosse stabilizzato su prestazioni di livello tutto sommato buono. E quindi, dicevamo, non si può rivalutare un giocatore per un errore. Si può, però, andare alla radice di quell’errore e argomentare su un altro aspetto, non tecnico ma altrettanto importante, ovvero quello caratteriale. L’atteggiamento di Ranieri non è una novità. Emblematico il “miracolato” all’indirizzo di Paredes (uno che ha vinto il Mondiale, tanto per intendersi) che puntualmente gli si ritorce contro, ma il discorso è ben più ampio.

…e un atteggiamento spesso eccessivo

Il modo in cui spesso si rivolge ai suoi compagni, il modo in cui sempre si rivolge all’arbitro, è francamente eccessivo. A maggior ragione se sei il capitano e dovresti dare l’esempio. Essere sicuri di sé stessi è senz’altro un bene, ma ci vuole un attimo a sfociare nella presunzione. In questo senso forse Luca si è spinto un po’ troppo oltre, e le conseguenze possono essere errori di sufficienza come quello contro l’Udinese. Nessun caso diplomatico, solo un post it da attaccare sul frigorifero e rileggere ogni tanto con su scritto… “umiltà”.  


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