Palladino e la soluzione che ormai non c’è: i soliti difetti da trascinarsi fino a maggio e meno male che tra la Fiorentina e la Conference ci sono due big

Il primo anno a Firenze di Raffaele Palladino rimarrà contraddistinto da un assurdo trend di alti e bassi, contro pronostico, un’altalena schizofrenica piena di ribaltoni e cambi di modulo che più che adattamenti paiono delle vere e propri rivoluzioni. Un qualcosa se vogliamo riconducibile anche all’inesperienza del tecnico, non certo il profilo più adatto per fare subito quello step che un po’ tutti reclamavano un anno fa. Resta il fatto che la sua Fiorentina continua a fare una fatica tremenda quando c’è da imporre il gioco, di affermare la superiorità tecnica e mostrarsi maturi e gestori. No, molto più facile affrontare le squadre più forti, tanto lì la partita “si prepara da sola” come ha ammesso lo stesso Palladino.
E’ evidente ormai che la soluzione non ci sia, almeno per questa stagione: il tempo rimasto è poco con un mese appena di stagione rimasto. Questo step di crescita rimarrà insomma irrealizzato, al netto della posizione finale e di eventuali trofei portati a casa. A proposito, per fortuna che quest’anno in Conference non ci sono Basilea, Bruges o Olympiakos tra la Fiorentina e la coppa: la speranza concreta è che le sfide con Betis e (eventualmente) Chelsea tirino fuori il lato migliore della squadra viola, quello quasi sempre uscito fuori quando ‘la partita si prepara da sola’.