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C'era una volta Diego Della Valle, che da proprietario della Fiorentina, diceva: "Senza stadio la squadra non può crescere" (la facciamo facile, tanto per capirsi). Ora invece c'è Rocco Commisso che spiega: "Senza lo stadio di proprietà non si possono avere buoni giocatori". Trova tu le differenze, è la prima cosa che il cervello suggerisce davanti a questi due modi di pensare e di esporre un problema. E la sensazione è inquietante.

L'ultimo Commisso fa abbassare la soglia dell'entusiasmo che era riuscito ad accendere nel suo (quasi) primo anno di presidenza del club, e contemporaneamente si affida ad un realismo melancolico che credevamo si fosse assopito quasi definitivamente.

Provando però ad andare oltre a questa apparenza, non si può accantonare e mettere da una parte tutto quello che Commisso aveva detto e fatto sapere finora. Un concetto resta invariato: la Fiorentina crescerà con il passare del tempo. Magari lo farà gradualmente, non di botto come una gran parte della tifoseria spererebbe, ma lo farà. Il centro sportivo resta una realtà e un investimento importante, nonché un primo 'scalone' di crescita del club. Poi si vedrà.

Magari, prima di quello che si può intuire in questo momento, questa questione benedetta dello stadio si risolverà in qualche maniera. E finalmente anche questo capitolo triste ed appassionante allo stesso tempo finirà per l'essere definitivamente sepolto nella memoria.


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