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Marco Casamonti, l’architetto che ha progettato e costruito il Viola Park, ha parlato a La Nazione del direttore generale della Fiorentina Joe Barone, con il quale aveva lavorato alla realizzazione del centro sportivo e aveva uno stretto legame. Queste alcune delle sue parole: “La volontà di fare il centro era del presidente Commisso, la capacità e la forza e renderlo concreto sono state di Joe. Io mi sono messo a disposizione per disegnarlo. Devo dire che nella parte realizzativa c’è stato un lavoro in sintonia con Joe. Praticamente mi chiamava tutte le mattine: tra le 7.30 e le 7.45 arrivava la sua telefonata. Per lui il Viola Park era come un abito su misura. Aveva i suoi desideri e poi li trasferiva a noi. Ci chiamava non solo per la villa ma per tutto il centro sportivo".

‘I luoghi a cui teneva di più erano le ville e i due bar'

E ancora: "Il rammarico è che se lo sia potuto godere poco. Se lo godranno la Fiorentina negli anni a venire e i tifosi. Questo è uno dei suoi grandi lasciti. Aveva due desideri, lo stadio e il centro sportivo: uno dei due almeno lo ha realizzato. Voleva uno spazio conviviale dove incontrare le persone. E infatti i luoghi a cui teneva di più erano la villa e i due bar, il maglia viola e dei gigli. Per questo credo che la decisione della società di intitolare la villa a lui sia bellissima, in modo che resti indelebile il desiderio di chi ha voluto questa funzione conviviale".

‘Con Joe ci siamo arrabbiati cento volte e abbracciati duecento’

E infine: “Joe si arrabbiava tutti i giorni. Il bello del mio rapporto con lui era che ci siamo arrabbiati cento volte e abbracciati duecento. c’era un grande rapporto dialettico, che ha permesso di costruire un sentimento di affetto e stima. Mi ricordo una domenica 14 agosto, alle 6 del pomeriggio viene a fare un sopralluogo al cantiere con Commisso e si lamenta perché non ci sono gli operai a lavorare. Questo la dice lunga sull’energia e sulla forza di portare avanti il Viola Park. Avrebbe fatto campi di calcio ovunque, sull’intera area. Io gli dicevo dai Joe, lasciamo un po’ di parco”.


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