Ma quale immagine della Serie A vorrebbero tutelare? E' ufficiale: hanno vinto gli interessi "di bottega"
Si gioca il turno normalmente. No si giocano tutte a porte chiuse. No, a porte chiuse solo nelle regioni a rischio. No, si va verso la riapertura di tutte, nemmeno: rinviate solo quelle a porte chiuse. Questa è stata in sintesi la settimana del calcio italiano, colto dal terrore Coronavirus e dall'esigenza di tutelare addetti ai lavori e pubblico della Serie A (o almeno, il pubblico delle zone a rischio).
Giovedì sera la Lega Calcio aveva comunicato ufficialmente le porte chiuse per cinque sfide di questo turno, sorte però ha voluto che si giocasse anche Juventus-Inter, sfida decisiva in ottica scudetto e potenzialmente di diffusione mondiale. E allora ecco subentrare le pressioni bianconere per rinviare la partita e a cascata anche quelle dei vari presidenti di regione, nel nostro caso quello del Friuli, Massimiliano Fedriga: tutti esposti per non giocare le rispettive gare. E alla fine, a ben 3 ore da inizio turno (a 6 dalla prima partita a rischio, quella tra Udinese e Fiorentina appunto) ecco il nuovo dietrofront: non si gioca. L'hanno avuta vinta gli interessi specifici, quelli "di bottega", su una decisione già presa a livello nazionale. Ai vertici della Lega Calcio ufficialmente, premeva tutelare l'immagine del campionato italiano ed evitare scenari a porte chiuse: queste ultime sono state sventate, la faccia della Serie A invece è sempre più comica.