“La mia Viola sana e ambiziosa” è il titolo che La Gazzetta dello Sport ha dedicato l’altro giorno alla maxi intervista al presidente della Fiorentina, Rocco Commisso. Fa piacere che tra la società e il più diffuso quotidiano sportivo (e quindi anche col Corriere della Sera, il maggior quotidiano di informazione) sia scoppiata la pace. Dopo tre anni la querela per diffamazione (evidentemente poco sostanziata) è evaporata nella concessione in esclusiva agli ex “nemici” di un’intervista dopo mesi di silenzio. 

Ambiziosi sì, ma per cosa? 

Ma non è su questo che voglio accendere la vostra attenzione, bensì sull’aggettivo “ambiziosa” che ricorre continuamente tra i dirigenti, ma anche tra tifosi e commentatori, quando parlano di Fiorentina. Affermare di “essere ambiziosi” di per sé vuol dire poco e nulla. Si può ambire a scalare l’Everest oppure la collina di Fiesole. Tutto è relativo. Se accanto all’affermazione di essere ambiziosi non si indica qual è l’obiettivo, cioè la cosa ambita, si resta nel generico.

In realtà il presidente Commisso un accenno a cosa ambisce l’ha fatto: migliorare il risultato della stagione scorsa. Ci mancherebbe, dopo aver rinnovato la rosa in ogni settore acquistando un'intera squadra! Però intendiamoci. Fare in classifica un punto più del campionato precedente non equivale a considerare migliorato il risultato. Come minimo occorre una più elevata posizione finale. O vincere un trofeo, ovviamente. 

La Fiorentina deve andare oltre l'aspirare a scalare la collina di Fiesole

Ma si può considerare un obiettivo ambizioso passare dall’ottavo al settimo posto? Insomma, come ho già scritto, tutto è relativo. Io credo che la Fiorentina possa, anzi debba, aspirare a qualcosa di più della collina di Fiesole. Troppo ambizioso?

La retromarcia dialettica di Commisso (che piace), la Fiorentina cambia strategia. Cosa chiedere di più a Pradè?
Commisso cerca la pace. Forse nel momento più complicato (anche se dimentichiamo i primi anni, sportivamente non facili...

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