Kean: "Sono un trap boy e una persona rara, ho un gran rapporto con Leao e McKennie. Indisciplinato? Alcune cose non vanno fatte ma resto un ragazzo di 24 anni"
A Sport Week, Moise Kean racconta ancora di sé, di come è uscito dal momento buio recente e di ciò che lo caratterizza anche fuori dal campo, a partire dalla musica trap:
"Io sono uscito dalle difficoltà grazie alla fede. Mi sono dato alla preghiera. E’ vero che la gente a volte ci vede solo come persone che indossano una maglia e corrono per il campo. Ma io sono uno normale, come tutti, come quelli che la domenica mi guardano giocare. Sono sempre io, Moise, quello che sta con gli amici, si diverte con loro e ogni tanto insieme a loro fa le cazzate di un tempo. Non sono mai cambiato per nessuno, non ho paura di nascondere o modificare l’immagine che do di me. Se c’è da scherzare, scherzo: se c’è da litigare, litigo. Dopo la scuola, da bambino, andavo in oratorio a giocare a calcio con gli altri. Lo farei ancora adesso, dopo l’allenamento, ne avrei voglia ma so che non posso, non mi è permesso. Ma è una delle cose che mi mancano di più.
Trap boy? Trap sta per trappola. E’ uno stile di musica rap che va molto di moda, è una musica particolare. Se ascolti una canzone trap, ti viene da restare dentro al beat e quel beat ti fa restare in trappola. Mi piace essere descritto in questo modo. Stiamo insieme a un disco insieme a Rafa (Leao ndr), è un amico, un ragazzo d’oro. L’ho conosciuto tanti anni fa giocando contro in nazionale e da lì abbiamo mantenuto un legame molto stretto. La connessione che ho con lui e con McKennie non ce l’ho con gli altri, nel calcio.
Anche nei momenti difficili scrivevo tanto e scrivo tanto ancora adesso. E parecchie cose non le ho ancora tirate fuori. Cosa scrivo? Non si può dire tutto, vedrete.
Tre parole per descrivermi? Una sola, raro.
Indisciplina con Zaniolo? Non sono mai entrato nel paese dei balocchi (dal suggerimento-rimprovero ad ‘uscirne’ in un pezzo di Luigi Garlando, in seguito ad alcune malefatte). Che piaccia o no, sono un ragazzo di 24 anni a cui piace la musica, tornare a casa dagli amici e giocare alla Play. Sono uno come tanto. Poi lo so, che ci sono cose che non vanno fatte. A volte la gente dimentica che ho 24 anni. Non sono più un ragazzino ma mi piace fare ancora le cose da ragazzo, perché i 24 anni non tornano più. Ne ho sentiti di cinquantenni che mi dicevano: ‘Quanto vorrei avere ancora la tua età’".