Adesso Commisso dovrà decidere: o cessione o ricostruzione totale. Ma per quest'ultima avrà la voglia necessaria? Crediamo di no. Ad Atene finisce un qualcosa che non ci ha portato nulla
Rabbia, delusione, sconforto. Inutile aggiungere altro. La Fiorentina perde l’ennesima finale. Con la sensazione come al solito di non essersela mai giocata fino in fondo. Oppure con l’idea, ancora una volta, di avere una squadra che ha fatto quello che poteva, con i limiti che ha. In una partita dove il migliore è stato Terracciano, dove sono mancati ancora una volta i migliori: Bonaventura, Arthur, e su tutti Gonzalez. Assente dal primo al centoventesimo minuto. Una mazzata, fisica e psicologica. Una Fiorentina che non ha combattuto, che non ha gettato il cuore oltre l’ostacolo, che non ha mai dato la sensazione di mordere l’avversario per arrivare ad una vittoria storica. Una battuta d’arresto che pesa e che peserà anche per il futuro.
Adesso toccherà a Commisso raccontarci che Fiorentina sarà, che Fiorentina ha intenzione di ricostruire. Perché le strade sono due: o cessione della società, o ricostruzione con nuovi dirigenti, con nuovi programmi, con un nuovo allenatore e con nuovi calciatori. Ne avrà la voglia e la forza Rocco? Vedremo. Noi crediamo di no. Sperando di essere smentiti. Ma con la terribile sensazione che ad Atene sia finito un qualcosa che, ancora una volta, non ci ha portato niente.
Soltanto la sensazione di essere gli eterni incompiuti. Con il proprietario ricco, ricchissimo. Ma con una squadra che non segna mai, che non determina mai. E allora è arrivato il momento di guardarsi allo specchio e di ammettere i propri errori. Che sono purtroppo tanti, evidenti, eclatanti. Che rabbia.