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Gudmundsson Fiorentina
Foto: Vicario/Fiorentinanews.com

Dev'essere una tradizione o un dogma scritto nell'atto ufficiale di fondazione del club: più il calciatore è inseguito, sognato e più il tonfo nel rendimento è fragoroso. 

La stagione malsana di Gudmundsson ha registrato domenica un'altra pagina a dir poco inquietante: non bastava la tonsillite più debilitante della storia delle tonsilliti, con l'ennesimo spezzone inutile a San Siro, ci si è messo anche l'osso sacro a costringerlo addirittura a dimezzare un altro spezzone, che sarebbe stato almeno da una quarantina di minuti.

Invece l'ennesimo quarto d'ora balbettante aggiunge solo amarezza e chissà, forse anche un altro stop fisico alla stagione dell'islandese. Una storia che assomiglia sinistramente a quella di Mario Gomez, anche lui tanto celebrato quanto disastroso. 

La Fiorentina non riesce proprio a godere del talento del suo numero 10 ma neanche a vederlo in campo per tempistiche sufficienti a farsene un'idea. Una dinamica esasperante e sempre più fastidiosa, per un calciatore che anche quando è stato bene non è mai parso al centro dei programmi di Palladino.

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