Palladino e una corsa contro il tempo che si chiama... vittoria. Necessario far entrare i nuovi nel vivo del gioco
Ripartire. Doveroso farlo dopo la prima sconfitta dell'era Palladino. Una nuova epoca che non è sicuramente partita con i favori del pronostico e anche in campo sta mostrando tutte le sue lacune. La Fiorentina, però, può e deve fare molto meglio di così e già a partire da domenica, si deve cercare la prima vittoria in campionato. “Cercare” sì, perché di fronte non arriverà certo un avversario qualunque.
Un avvio così (brutto) non si vedeva da tempo
Un inizio così difficile, senza vittorie - nei novanta minuti - non capitava dalle stagioni di Montella-Iachini (il primo anno di Commisso) e prima da quella targata Mihajlovic-Delio Rossi. Negli ultimi vent'anni, insomma, lo ‘0’ alla casella vittorie era scomparso molto prima rispetto alla metà di settembre. Naturalmente, a Palladino va dato ancora tempo, l'ex Monza è appunto passato da una piazza abituata ad altri obiettivi ad una dove il piazzamento europeo è d'obbligo. Inoltre, vanno sommate tutte le difficoltà dei nuovi arrivati, fino ad arrivare al grande assente, il miglior - almeno sulla carta - giocatore della rosa.
I nuovi devono entrare nel vivo del gioco
Ancora è presto per dire se Gudmundsson sarà della partita, ma è certo che verrà fatto di tutto pur di metterlo al più presto nelle migliori condizioni. Nonostante l'attacco, grazie principalmente a Kean, abbia funzionato, c'è poi da registrare la difesa, orfana di Milenkovic dopo sette anni. Pongracic è stato uno degli acquisti più onerosi e sicuramente i suoi 16 milioni non resteranno un'altra volta in panchina come successo a Bergamo. Per il resto, Palladino dovrà ripartire dai suoi nuovi e vecchi “senatori”: De Gea, Biraghi, Gosens e Mandragora. Il Franchi non fischia come San Siro ma attenzione a non tirare troppo la corda della pazienza dei fiorentini.