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Gianpiero Porquier, coordinatore della commissione Protezione civile dell’Ordine degli Ingegneri di Firenze, in occasione di un convegno sul recupero strutturale dello stadio ‘Artemio Franchi’ ha spiegato, e svelato, alcuni dettagli di cui forse non tutti sono a conoscenza: “Il restauro, deciso dal Comune, proprietario dell’immobile, ha comportato l’adozione dei sistemi antisismici, non previsti nell’opera dell’ingegner Nervi"

Poi sui problemi del cemento armato

“Per la riqualificazione dello stadio si sono dovuti risolvere i problemi di degrado del cemento armato dovuti alla carbonatazione e ai cloruri, che hanno provocato il deperimento superficiale del calcestruzzo, oltre a consolidare con rinforzi strutturali alcune sezioni più critiche che, risultavano carenti (in particolare, i pilastri più corti e tozzi perimetrali al campo da gioco)”. 

“Prima Firenze non era zona sismica”

Infine, ha chiosato: "Si è dovuto provvedere anche al miglioramento sismico dell’intera opera. All’epoca della costruzione Firenze non era zona sismica e la sua classificazione è iniziata dal 1 luglio 1982”.

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