Fiorentina e la scelta di non scegliere. Avanti con i soliti: Ma che obiettivi ci sono?
Non ha parlato Commisso, visto il suo ritorno immediato in America, hanno parlato i dirigenti della Fiorentina, ma se non parla il numero uno, beh conta la metà della metà. Ultimamente si è andati molto poco nel profondo di una squadra, di un progetto, di una dirigenza con tanti difetti, ormai visibili e lampanti sotto gli occhi di tutti.
La netta presa di posizione della tifoseria
La Curva Fiesole è stata chiara e netta e ha detto, con poche frasi, tutto quello che c’era da dire, con una semplicità e una efficacia da applausi. Commisso non ha più, a questo punto, soltanto una parte della stampa (come dice lui), che chiede conto. Adesso, purtroppo, la fila è bella lunga. E allora la strada è una sola: ammettere gli errori, mettere le persone giuste al posto giusto, cambiare una dirigenza che ha fatto il suo corso e che dopo tanti anni non sembra avere più feeling con la piazza, investire. Tornare a parlare e a fare calcio, cosa che non accade da tempo.
Palladino arriva come arrivò Italiano
Ci piace la scelta del tecnico, Palladino, anche se avremmo preferito un allenatore esperto, di alto lignaggio come Sarri. L’ex Monza però arriva come arrivò Italiano, giovane, promettente e ambizioso. Però sono passati tre anni e l’idea di ricominciare da capo con lo stesso profilo di tecnico ci fa capire che questa società non vuol fare salti in avanti. Cosa legittima, ma che venga detta con chiarezza a tutti. Altrimenti si decida di salutare e vendere, prima che i rapporti si deteriorino ancora di più. Sarebbe comprensibile da parte di Commisso, per l'età, per le difficoltà avute dopo la scomparsa del factotum Barone e la delusione degli ultimi risultati. Lo capiremmo davvero e lo potremo anche ringraziare per averci regalato un Viola Park spettacolare.
Tornare a fare calcio
Però adesso abbiamo voglia di tornare a parlare di calcio, con chi di calcio sa. Come fanno a Bologna, come fanno a Bergamo, dove gli addetti stampa fanno gli addetti stampa e gli uomini di calcio fanno gli uomini di calcio. Senza che nessuno se la prenda: non è polemica, perché come diceva qualcuno il calcio è la cosa più seria tra le cose meno serie. Perché si gioca con l’entusiasmo, la passione e i soldi della gente.
Le scuse di domenica scorsa di Pradè sono sicuramente sincere, ma aggiungono poco. Come dire ancora una volta: “miglioreremo questa squadra”. Nel calcio contano i risultati, non le chiacchiere. E ad oggi, andare avanti con i soliti, non rappresenta certamente un tentativo di cambiare la rotta. Ma, evidentemente, va bene così: si sceglie di non scegliere.