Carocci a FN: "Che triste vedere la Fiorentina così in difficoltà, ma basta un click per cambiare la stagione. Scudetto a Scandicci? Io ci credo"
Una vita da mediano. E' quello che cantava Ligabue qualche anno fa, glorificando le gesta di chi, come Gabriele Oriali, si impegnava in un campo di calcio per recuperare palloni, mettendosi al servizio della squadra. Un ruolo simile c'è anche nella pallavolo ed è quello del libero. Personaggi generosi, che si ritrovano a volare a destra e a manca per tutta la partita pur di non far cadere un pallone e cercando di mettere la palleggiatrice nelle migliori condizioni possibili per orchestrare l'attacco. Personaggi come Luna Veronica Carocci, che dopo aver girovagato per mezza Europa è ritornata nella sua Toscana, per giocare con la Savino Del Bene Scandicci, squadra protagonista nella Serie A1 del nostro campionato. Tra l'altro, Luna ci accoglie vestita di viola per la circostanza.
Sia onesta, non vorrà mica farci credere di essere diventata libero per vocazione...
“Non sono bassissima e nella mia società a Lucca, la Pantera, il mio allenatore in Under 17 vide in me queste spiccate capacità in seconda linea. Mi disse che se avessi voluto fare strada, avrei dovuto fare il libero. Non è stato un ripiego, ma è stato un tentativo fatto con coscienza. Fino a quando non me l'ha detto lui io non giocavo a pallavolo con l'idea di arrivare da qualche parte, ma solo perché mi piaceva farlo. Però mi fidavo molto e allora dissi: “vabbé, proviamo”. Mi piaceva e non ho sentito questa voglia di tornare a fare l'attaccante. Di lì a poco poi mi convocò il Club Italia per fare un provino ed è come se avessi sposato il ruolo”.
A parte tutte le considerazioni, più o meno banali che si possono fare sul libero, però non deve essere facile stare lì una partita intera ad intercettare bordate da destra, da sinistra e dal centro.
“In realtà scopri anche il lato scenico della faccenda. Sei quella con la maglia diversa, che si vede per forza. C'è gente che il libero non lo può fare, perché ha bisogno di essere protagonista. Sicuramente sei al servizio della squadra, fai un passo indietro e metti gli altri davanti a te stessa. Capisci che sei un punto di riferimento importante per il gruppo”.
Gli allenatori, specialmente ad alti livelli però stanno sempre più sfruttando i liberi a propria disposizione. Scandicci ne ha due ottimi e non è raro vedervi impiegate insieme. E Barbolini non è certo il solo a fare questo 'giochetto'.
“E' cambiata totalmente la nostra considerazione anche sul mercato. Prima c'era un libero per squadra, adesso ce ne sono due. Si è alzato molto il livello e c'è stata un'ulteriore evoluzione. Ci sono anche il libero da difesa e il libero da ricezione, che è un ruolo ancor più specifico. Io l'ho fatto a Villa Cortese ed è stato un anno un po' faticoso mentalmente, perché non difendendo, finivo la partita con l'adrenalina ancora da sfogar. Ma ho fatto di tutto per interpretarlo al meglio. In quella stagione ho vinto il premio individuale come miglior ricevitore della regular season, siamo arrivate in finale scudetto e in final four di Champions League”.
Ha girato l'Europa, quando l'ha fatto, l'ha fatto a cuor leggero? E' stato facile per lei fare le valigie e andarsene a giocare fin negli angoli più remoti del nostro continente?
“La primissima esperienza che ho fatto all'estero è stata in Azerbaijan ed avevo 24 anni, a Baku, dove c'era uno staff tecnico tutto italiano. Un campionato particolare perché le squadre erano poche, c'era poco pubblico in un paese fuori dall'unione europea, quindi a livello culturale molto diverso dal nostro. Appena mi era stata comunicata questa possibilità da parte del mio procuratore, d'istinto ho detto “no, non se ne parla nemmeno”. In circa 24 ore ho cambiato radicalmente idea e sono arrivata a firmare in pochissimo tempo (una settimana). Mia madre mi ha fatto vedere le cose in maniera diversa, facendomi capire che avrei fatto esperienze che le persone comuni non fanno. E sono molto maturata, pallavolisticamente, ma soprattutto a livello personale”.
Però è anche vero che in Azerbaijan ha conosciuto una delle sue migliori amiche, nonché una ragazza che è stata un idolo a Firenze per ben tre stagioni...
“In realtà due persone importanti per me. Una è Indre Sorokaite, alla quale facevi riferimento, l'altra è Sara Anzanello (giocatrice scomparsa a soli 38 anni ndr), che tra l'altro è stata male proprio in quel periodo lì. Per me è stata un esempio, è stata tutto e soprattutto ho vissuto il momento peggiore della sua vita. E' stato un anno pieno di tutto. Mi aveva preso sotto la sua ala e poi era una giocatrice sempre sorridente, è un pezzo di cuore. Appena prima che lei cominciasse a stare male era arrivata anche la Sorokaite, ci siamo conosciute ed è stato “amore” (ride ndr). Abbiamo fatto due mezze stagioni insieme che ci hanno dato modo di conoscerci per non lasciarci più”.
Ha vinto due scudetti, uno in Francia e uno in Germania. A ben vedere ne manca uno in Italia per completare l'opera. Pur con tutte le difficoltà del caso e pur sapendo che c'è una squadra come Conegliano che è davvero difficile da affrontare, in un angolo del suo cervellino o in un angolo del cuore, quanto crede alla possibilità che questo scudetto possa arrivare con Scandicci?
“Io credo che sia possibile vincere. Conegliano è fortissima, però al momento c'è anche troppo timore reverenziale nei confronti di questa squadra. Nessuno ha saputo approfittare dei loro cali, compresi noi. Ma se cominciassero a perdere sicurezza, qualcuno potrebbe farlo in futuro. Tanto più quest'anno che stiamo vivendo una stagione particolare, causa Covid. In Germania, con Schwerin, siamo arrivate quarte in regular season, poi ai play off ci siamo scatenate, non perdendo neanche una partita. Ecco, io ci credo, questa squadra ci deve credere; è chiaro che non sarà facile, perché vincere uno scudetto non è mai una passeggiata, ma abbiamo anche una rosa completa, guidata da un ottimo staff tecnico. Dobbiamo essere convinte di noi stesse”.
Poi così, tanto per gradire ci sarebbe anche la Champions League con tra l'altro un incrocio con Schwerin che la riguarda.
“Non solo Schwerin, c'è anche Busto, altra squadra nella quale ho militato. E' davvero un girone particolare per me. Questa formula è tosta; è ottima l'idea per il Covid, però giocare tre partite di fila è un massacro per tutti. Lì si vedrà la forza del gruppo. Il livello ce l'abbiamo per giocarcela con tutte”.
C'è mai stato un momento, non necessariamente “da grande”, dove ha pensato “basta, ma chi me lo fa fare di impegnarmi per la pallavolo? Voglio fare altro”?
“No, non a questo livello. Ho avuto una stagione in cui non mi sono divertita, in Romania. Non mi piaceva il campionato, non mi piaceva il gruppo. Stavo cercando di dare il meglio che potevo, però non mi tornava indietro nulla. Insomma un sacco di cose, però non ho pensato mai di smettere. Ho cercato di crearmi un futuro oltre la pallavolo, ma più come progettualità. Mi sono laureata in Comunicazione allo statale di Urbino e ora mi sono iscritta da pochissimo ad un corso di grafologia e mi sto appassionando. Ho bisogno di tenere la testa occupata, non riesco a fare solo una cosa, perché sennò il mio cervello va in panne”.
Vedo che è vestita di viola e allora colgo al balzo la coincidenza per chiederle, da toscana, che gioca in una squadra che possiamo dire di Firenze, cosa prova a vedere la Fiorentina, uno dei simboli sportivi della nostra regione, così in difficoltà?
“Avendo un conflitto familiare, mio padre è tifoso dell'Inter, il mio ragazzo è per il Milan, posso dire che simpatizzo per la Fiorentina e così non faccio torto a nessuno. E' sicuramente un momento triste e di difficoltà, però sono dell'idea che, puntando sui giocatori di maggior talento, come Castrovilli, la squadra possa uscirne. Non c'è mai da perdere la fiducia nel corso di una stagione, a volte basta un click per cambiare il corso degli eventi”.
Quel numero dieci che indossa, da queste parti ha una valenza molto elevata...Antognoni, Baggio, Rui Costa, ora Castrovilli, è un numero che accende molte fantasie.
“Nel calcio vale molto di più che nella pallavolo il numero dieci. È il primo anno che ce l'ho e sono contenta che a Firenze abbia questa importanza. Fino a quest'anno avevo il 7 che indossa Ribery quindi...da un certo punto di vista, a livello familiare, simpatizziamo già per i viola. Sono stata anche una volta allo stadio, il 30 dicembre 2017, a vedere Fiorentina-Milan in una giornata in cui c'era anche Il Bisonte Firenze-Filottrano con Indre (Sorokaite ndr) in campo”.
Abbiamo parlato di molte cose, ma non abbiamo parlato del vero segreto di Scandicci, ovvero le torte di Agnese Cecconello. Che cosa ci può dire in merito?
“Siamo molto legate. E' molto più piccola di me come età, ma le voglio bene. E' veramente una bella persona e prevedo per lei un'ottima carriera come giocatrice. Le sue torte...quella di oggi (ieri ndr) è veramente spettacolare. Cioccolato, pere e yogurt, veramente buonissima: una gioia. Poi abitiamo nello stesso pianerottolo, si è creato questo feeling naturale e sono contenta”.
Le è capitata però una grande sfortuna, quella di dover lavorare in un modo o in un altro con il nostro Dario Baldi (che oltre ad essere collaboratore di Fiorentinanews.com è l'addetto stampa della Savino Del Bene). Come fa ad andare avanti nonostante la sua presenza?
“L'ho anche sentito per farmi dare il permesso per fare questa intervista con te, sappilo (ride ndr). E' simpaticissimo e riesce sempre a sdrammatizzare. Ha sempre avuto la fantasia di creare cose diverse e nuove, soprattutto per chi è arrivato quest'estate. Mi trovo bene in generale nell'ambiente, posso dire di sentirmi a casa, sia con le persone del gruppo, ma anche quelle esterne al gruppo che possiamo frequentare”.