Dopo la tragedia, conta solo il campo. Il tour de force della Fiorentina per onorare la memoria di Barone e alzare quel trofeo tanto atteso
Ci sono momenti nella nostra vita in cui l’accadere di un evento inaspettato ci porta di fronte a un bivio, e la scelta è tra reagire o soccombere senza più trovare le forze di andare avanti. Ancora una volta la Fiorentina è stata investita da un vero e proprio fulmine a ciel sereno, sempre nel mese di marzo. Un evento al di fuori del campo che può segnare un’intera stagione e che può avere effetti anche per quelle successive. Alle volte possono bastare una partita, o un gol, a fare la differenza tra spiccare il volo e cadere all’inferno. È proprio questo che tutti i tifosi viola vogliono capire: quale direzione prenderà la squadra di Vincenzo italiano dopo la scomparsa di una figura così importante come quella di Joe Barone?
Il Milan, la prima di tante fatiche
Non è semplice dare una risposta e forse non è neanche giusto provare a ipotizzare gli scenari, dato che a parlare sarà il campo, ma certamente la sfida di sabato contro il Milan ha il sapore di un vero e proprio spartiacque per la stagione della Fiorentina. Quella contro il rossoneri sarà la prima di una serie di partite che rappresenteranno un tour de force per tutto il mese di aprile (ben 8 gare in 27 giorni) e che potrebbe continuare a maggio se la Fiorentina dovesse passare il turno in Conference League e conquistare la finale di Coppa Italia. A proposito di finale, è lecito sognare che i Viola possano alzare al cielo un trofeo per riscattare le delusioni della passata stagione e riuscire a dedicare questa vittoria a Joe, oltre a regalare al presidente Commisso il primo titolo della sua gestione.
Futuro di Italiano? Ora conta solo il presente
Oggi come oggi appare inutile parlare di futuro, in particolare del probabile addio di Italiano a fine stagione, perché ciò che conta è quanto può accadere da sabato prossimo in poi sul campo. Sarà una partita durissima sia per il livello degli avversari, sia soprattutto per una questione mentale. Basti pensare all’immagine dei giocatori della Fiorentina stremati dopo la vittoria sul Benevento per 1-0, alla prima gara dopo la scomparsa di Astori. Quello fu l’inizio di una serie di successi, di un momento positivo per una squadra che però - a differenza di questa - non aveva ambizioni se non quella di chiudere la stagione nel migliore dei modi in onore del proprio capitano.
La strada (più facile?) delle coppe
Se la corsa all’Europa in campionato è difficile, ancora di più dopo il pareggio in extremis subito contro la Roma e il rinvio dello scontro diretto con l'Atalanta, ecco che la Coppa Italia e la Conference League rappresentano due grandissime occasioni per chiudere al meglio un’annata letteralmente travagliata. Nessuno si aspetta di portare a casa due trofei, nessuno lo chiede, ma tutti si aspettano una squadra che abbia il fuoco dentro, che giochi a calcio (un bel calcio) come sa fare e come ha dimostrato contro squadre di alto livello come Lazio e Roma.
Per Davide, e adesso anche per Joe
Se poi saranno gli avversari a dimostrarsi più forti allora non ci sarà altro da fare che applaudire e porre la mano, ma ciò che non dovrà mancare sarà il rispetto verso chi ha sacrificato gli ultimi anni a fare tutto quello che poteva per il bene di questa Fiorentina. Contro il Milan e nelle prossime partite partite, al fianco del capitano lassù, ci sarà anche Joe Barone a tifare per questa squadra in maglia viola. Una squadra che tutti noi ci auguriamo giocherà fino allo stremo delle forze, per regalare ai suoi tifosi e a tutta la famiglia della Fiorentina tante soddisfazioni e - chissà - magari anche quel trofeo tanto atteso.