Una prestazione del genere è difficile da commentare, ma è un obbligo morale farlo. Fiorentina, questo è non provarci nemmeno. Non giocare così non è ammissibile
Novanta minuti più recupero (grazie, fumogeni, nda) di pura agonia. Noia, nervosismo, depressione… e qui ci fermiamo per non sfociare nel blasfemo. La prestazione della Fiorentina di Italiano contro il Viktoria Plzen è stata agghiacciante, desolante, discontinua, demoralizzante (è difficile trattenersi in questi casi). Commentare uno “scempio” – è riduttivo usare questo termine? – del genere è un esercizio tedioso e forse pure fuorviante. Ma risulta un obbligo morale dal quale non vi si può esimere.
La peggior prestazione di Italiano a Firenze?
Che dire di una squadra che non mostra la più minima voglia di vincere, ma nemmeno di attaccare, ma neanche, di provare a far uscire gli avversari. Forse i cechi, dalla propria area di rigore, non ci sarebbero mai usciti, ma insomma, almeno stuzzicarli… E invece niente. Il nulla. La peggior performance – per atteggiamento, sicuramente – della gestione Italiano a Firenze, che a qualcuno avrà riportato alla mente la desolante gara, con l’alibi di essere una delle sue prime gare in campo europeo, pareggiata con il Riga al Franchi. Certo, a Istanbul, la banda di Italiano era stata umiliata, ma almeno in quell’occasione si era vista una parvenza di gioco. Qualche tiro, qualcosa… Pure a Reggio Emilia la scorsa Epifania, dai!
In Repubblica Ceca è mancato il carattere
Quello che è mancato drammaticamente ai Viola, infatti, è stato il classico gioco che da quasi tre anni caratterizza questo gruppo che sembrava pure ritornato, a vederlo contro l’Atalanta. Quel cercare di aggredire gli avversari a viso aperto, lasciandosi andare magari a qualche incertezza di troppo, ma almeno provando sempre a fare la partita. Lo zero a zero di Plzen, invece, è un punto bassissimo sotto il piano della tenuta caratteriale. Milenkovic e Quarta hanno ben addomesticato i modesti spilungoni Vydra e Chory, ma per il resto abbiamo è stato come assistere al dramma dell’inesorabile scorrere del tempo che pesa sull’esistenza. È evidente che, da un punto di vista meramente cinico, questo pareggio ci lascia discreta serenità per il passaggio del turno in casa, ma è allo stesso modo un dovere etico sottolineare quanto prestazioni del genere non si possano – e non si dovrebbero – vedere dai giocatori che portano sul petto il giglio del nostro storico club.