'Il piacere estetico di Ikoné', l'opinione sulle doti del francese che non vuole mai prendersi la scena
“L'esterno della Fiorentina segna poco e non fa nemmeno troppi assist, ma riesce a rapire lo sguardo degli spettatori, nonostante giochi soprattutto per i suoi compagni rinunciando a prendersi il proscenio”, scrive Giovanni Battistuzzi, editorialista sportivo de Il Foglio, che nel giorno dopo della sconfitta della Fiorentina a Bologna ha deciso di fare un focus su Jonathan Ikoné. A seguire un estratto:
Jonathan Ikoné deve essersi convinto della ragionevolezza della riflessione di Balthus del 1950. Il pittore stava progettando le scenografie per un allestimento al teatro di Aix-en-Provence dell'opera Così fan tutte di Mozart, quando, raccontò Cassandre, “se ne uscì con una cosa nemmeno troppo innovativa, insomma già sentita, almeno come concetto, ma a cui lui si era convinto per davvero: ‘Non dobbiamo seguire il pratico, ma dobbiamo colpire l’occhio, solleticare la voluttà estetica di chi guarda. Perché lo spettatore può anche andarsene via insoddisfatto dell’opera, ma quanto meno i suoi occhi dovranno dire al cervello che quello che hanno visto meritava di essere visto'.
“Difficile non ammirarlo palla al piede”
E ancora: “Difficile che gli occhi degli spettatori possano dire che il modo di trattare il pallone di Jonathan Ikoné non meritasse di essere visto, anche se a volte, spesso, il suo modo di giocare, le sue azioni, sfociano soltanto in un piacere estetico e non si traducono in un gol o in un assist”.
“Ma il suo non è che un estetismo ideale”
Infine: "È un estetismo ideale quello di Jonathan Ikoné, che non si scontra per forza con la necessità di essere né pratico né finalizzato al risultato personale. Quasi non interessasse niente a Jonathan Ikoné di dimostrare qualcosa a qualcuno, di essere un nome da tabellino o ricordato negli annali. A lui basta che gli occhi degli spettatori dicano “al cervello che quello che hanno visto meritava di essere visto”.
Qui l'articolo integrale: Il piacere estetico di Jonathan Ikoné | Il Foglio