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Foto: Fanfani/Fiorentinanews
Foto: Fanfani/Fiorentinanews

C’è già una differenza sostanziale (e a mio avviso positiva) tra Palladino e Italiano. Non mi riferisco allo schema di gioco, né alle geometrie (anche siamo passati dalle ascisse alle ordinate). Quello che mi ha colpito di Raffaele-faccia d’angelo è che quando parla dice qualcosa. Tutto il contrario dell’inascoltabile bla bla bla di Vincenzo-l’agitato. Per Italiano la squadra aveva sempre fatto la prestazione (anche quando gli avversari l’avevano ridicolizzata) e il “rancio” sempre “ottimo e abbondante”.

Palladino, invece, con toni suadenti e espressione serafica, ha ammesso, dopo la partita di Conference, che la squadra ha giocato male e che ci sono stati errori individuali. Ma è andato oltre, annunciando coram populo che per completare la rosa mancano almeno tre giocatori, uno per reparto. E che nessuno dei centrocampisti a disposizione (eccetto Amrabat forse in partenza) ha caratteristiche di sostanza anziché di palleggio.

Va in campo in giacca e cravatta, non si agita come un tarantolato dal primo all’ultimo minuto, non assilla i giocatori in campo urlando in continuazione come un ossesso già un attimo dopo il calcio d’inizio e, soprattutto, dice ciò che pensa e pensa ciò che dice. L’upgrade in panchina è già evidente e non era scontato.

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