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La Fiorentina vince e dimostra di esserci, nonostante tutto. E magari cresce anche il rammarico per una classifica che poteva essere migliore di quella attuale. 

Guardi la festa di Bologna e ti chiedi come mai, a Firenze, nonostante la squadra sia di proprietà di uno degli uomini più ricchi del mondo, siamo ancora lontani da un piazzamento del genere. Guardi Bergamo e pensi, da anni in questo caso, esattamente la stessa cosa. E magari rifletti che sia a Bergamo che a Bologna si è fatto calcio in modo diverso, con investimenti normali ma importanti e mirati, con uomini di calcio (in questo caso Sartori), con proprietà che hanno avuto feeling con la tifoseria, con gli agenti esterni, con gli allenatori. 

Oggi Firenze ha l’occasione di conquistare la Conference League, alla terza finale in due anni. Per tornare in Europa e per fare un gradino verso l'altro rispetto all'attuale realtà, per provare a mettere un tassello in più ad una esperienza fino ad oggi con alti e bassi. 

Striscione Atene Curva Fiesole

E poi che sarà? La vera domanda è proprio questa. Con il futuro di Italiano già deciso, come quello di tanti calciatori che hanno terminato il proprio ciclo in viola. Ma la voglia di lasciare il segno è tanta, perché in fondo tre stagioni con lo stesso allenatore nel calcio di oggi sono un bel percorso. I tifosi sono pronti ad invadere Atene, amche se non mancano le difficoltà, per provare a vivere un notte da sogno. Ci sarà anche Commisso, che spera di vincere un trofeo in memoria dell’amico Barone. C'è la consapevolezza che questa squadra non è da meno rispetto ai greci. 

Il campionato, come visto contro il Monza, serve intanto per rimanere allenati, per tenere alta la concentrazione e la condizione fisica. Poi novanta minuti per entrare nella storia, tutto il resto ormai ha davvero poco senso. Vincere serve sempre e l’ottavo posto rappresenta comunque bene una squadra che sembra non volersi fermare.


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