Prandelli: "Firenze un amore spontaneo e forte, ma alla Nazionale non potevo dire di no. Durante l'ultima esperienza sulla panchina viola mi sono sentito solo..."
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Cesare Prandelli ha rilasciato al quotidiano La Stampa una lunga intervista, nella quale racconta inevitabilmente anche il suo passato sulla panchina viola.
"Firenze è entrata, ci è rimasta e resterà sempre nel cuore tanto che vivo qui da allora. Ci sono amori che nascono spontaneamente, senza costrizione, senza costruzione. Il primo anno arrivammo subito in Champions ma nel secondo ci furono le sentenze per la cosiddetta «Calciopoli». La sera eravamo improvvisamente in B a causa della penalizzazione. Era il giorno della presentazione della squadra ai tifosi. Erano tutti con la radiolina all’orecchio. Aspettavano notizie, non capivano, erano preoccupati. Mi sono sentito di parlare dal profondo dell’anima. Dissi loro che non potevo sapere che cosa sarebbe successo ma che io sarei rimasto su quella panchina. Anche i ragazzi mi restarono accanto e da lì nacque questo rapporto incredibile con i tifosi viola. Che, ovvio, erano orgogliosi dei risultati e del bel gioco, ma Firenze ti ama se sei un uomo e se la rispetti. Il resto viene dopo».
Poi, qualche anno dopo, arrivarono le dimissioni per andare ad allenare la Nazionale “Mi chiamò il presidente federale, Abete, e mi chiese di incontrarci. Risposi per correttezza che avevo un contratto con la mia Fiorentina ma mi assicurò che se eravamo al telefono era perché era stato autorizzato dai dirigenti viola. Ci furono polemiche ma lasciamo stare che è meglio. Anche qui ho incontrato una persona top come il presidente. Ripeto: ho sempre trovato famiglie, proprietà, presidenti eccezionali. Ed è la cosa che mi fa più piacere in assoluto. Non avrei mai pensato alla Nazionale e nemmeno avrei voluto accettare perché per me si va su quella panchina soltanto dopo i sessant’anni. Ma era impossibile dire di no”.
Infine un ultimo passaggio sull'ultima esperienza in panchina, proprio con i Viola nella stagione 2020/21: “Ho sofferto tantissimo il lockdown, la mancanza dei tifosi, mi sono sentito solo. È stato un mio disagio. La società era attenta e brava. Ho avuto un grande rapporto con Joe Barone e Daniele Pradè”.