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Nella stessa notte in cui Daniele Pradè aveva annunciato in televisione che Dusan Vlahovic poteva partire, la Fiorentina aveva chiuso l’affare col Basilea per il suo nuovo centravanti. Nelle ore successive arrivarono le due ufficialità: il serbo alla Juventus e Arthur Cabral in maglia viola. Ereditando subito la numero 9 del partente. I destini dei due attaccanti si erano così incrociati in un nodo che, a distanza di otto mesi, sembra ancora non volersi sciogliere.

Da una parte c’è Vlahovic, il bomber maturato ed esploso a Firenze, amato dai tifosi per aver risollevato la squadra dal fango della lotta per la salvezza. Dall’altra Cabral, anche lui bomber a suo modo di un campionato minore, ma anche di una competizione europea che solo qualche tempo dopo avrebbe ritrovato col suo nuovo club. Gettando una rapida occhiata sui risultati sportivi, una cosa è certa: entrambi -calcisticamente parlando- avrebbero fatto meglio a rimanere dove erano.

Vlahovic probabilmente avrebbe vinto la classifica cannonieri della Serie A, titolo che a Firenze manca dai tempi di Luca Toni. Cabral, invece, avrebbe continuato a trovare la via della rete in maniera costante, ovvero ciò che non gli è riuscito fare da quando ha lasciato la Svizzera. Se da un lato, però, l’investimento è stato gigantesco e, per il momento, non sta dando i suoi frutti, almeno sponda Fiorentina non sono già stati reinvestiti tutti i soldi della cessione. Non lo sono, vero?

Questione economica a parte, il dato evidente è che per un Vlahovic scontento c’è un Cabral che ce la sta mettendo tutta per ambientarsi al calcio italiano. Purtroppo, con scarsissimi risultati. I suoi appena 3 gol in 19 partite la dicono lunga sulla sua efficacia sottoporta. Almeno, però, sembra avere dei margini di miglioramento che il suo compagno di reparto Jovic non lascia intravedere. Alla fine, la morale della favola dice che lo scambio di centravanti dello scorso gennaio sta seriamente rischiando di riportare le squadre nelle zone anonime della classifica. Juve compresa.


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