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Giuseppe Scalera, difensore della Fiorentina
Giuseppe Scalera, difensore della Fiorentina

Quest'oggi l'ex difensore di Fiorentina e Bari Giuseppe Scalera, che poco piu di due anni fa ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo, ha rilasciato una lunga intervista a Cronache di Spogliatoio per ripercorrere la sua breve, ma intensa, carriera. Questi alcuni stralci delle sue dichiarazioni: 

"Tutti i traguardi della mia carriera sono arrivati in modo inaspettato L’esordio in B con il Bari? Ero in ritiro con la Nazionale e il giovedì giocai 90 minuti. C’era però il direttore sportivo a vedermi, mi sembrò strano. In prima squadra c’erano Sabelli, che si era infortunato, e Cassani, anche lui ai box. Ma avevo appena fatto tutta la partita, neanche me lo immaginavo. Due giorni dopo in allenamento, Colantuono ci riunì in cerchio per annunciare:Beppe, domani giochi tu’”.

"A Firenze ho passato sei mesi incredibili"

Ha poi affrontato il suo passaggio al settore giovanile della Fiorentina, fatto assieme a Gaetano Castrovilli: “Sono stati sei mesi incredibili, al termine dei quali purtroppo non è stato trovato l’accordo per rimanere. Non mi aspettavo questa opportunità, ho scelto con la testa e non con il cuore, perché stavo lasciando la squadra dei miei sogni per un’opportunità incredibile, a Firenze era tutto perfetto, facemmo un grande campionato e perdemmo la finale Scudetto soltanto contro l’Inter di Pinamonti, con cui ho giocato in Nazionale e che mi prendeva in giro per questo. Eravamo forti: c’erano anche Sottil e Ranieri, che ora giocano lì”. 

“Il Mondiale Under 20 in Corea del Sud è stata l'esperienza piu bella della mia vita”

Ha anche aggiunto: “Ero a Firenze e l’U-20 aveva delle defezioni, quindi chiamarono me per il Mondiale: l’esperienza più bella della mia vita. Giocavamo in stadi nuovissimi, pieni di pubblico, con la gente che ci trattava da star. Quel Mondiale u-20 in Corea del Sud è stato fantastico. Una partita folle fu quella contro la Francia. Nella seduta video il ct mi mostrò il mio avversario: era un certo Saint-Maximin, mi chiesi ‘Come diavolo lo fermo ora questo?’. Era fisicamente enorme e velocissimo, un fenomeno. Ci davano per spacciati, la Francia aveva stravinto il girone. […] vincevamo 2-1. Al posto di Saint-Maiximin entrò un certo Marcus Thuram. Una bestia, un armadio, e io ero stremato. Vincemmo comunque, fu un’impresa. Un altro avversario temibile? Lookman, che all’epoca giocava con l’Inghilterra”.

“Dimarco un motorino dal piede vellutato, Barella dire che è un motorino è riduttivo”

Un focus anche sui suoi compagni di squadra in azzurro: “Dimarco era un giocatore splendido anche da ragazzo, un motorino con il piede vellutato. Ricordo che al Mondiale segnò al 90° dalla trequarti su punizione, poi Vido chiuse la partita. Ma senza quel gesto tecnico avremmo perso. Dire che Barella fosse un motorino è riduttivo, si vedeva che era un giocatore rispetto a noi. Ho capito che la differenza tra quelli normali e i campioni come loro è, anche, l’essere uomini. Barella e Dimarco lo sono con la U maiuscola. Ero il più piccolo e mi integrarono subito nel loro gruppo, dei leader». Senza dimenticare amici come Melegoni o Pinamonti”.

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