Kalinic e la pantomima del cavallo di ritorno: ma non si è già scottata abbastanza la Fiorentina?
Prima Corvino, poi Montella, poi Pradè, quindi Badelj e poi le idee più disparate, da Iachini a Prandelli fino alla suggestioni Batistuta e Dunga: a Firenze, oltre il calcio, sembra piacere molto anche un altro sport, quello dei grandi ritorni. Grandi si fa per dire, visti i risultati (per alcuni parziali) ottenuti finora da chi è tornato per la seconda volta alla Fiorentina. E il campo è assortito, perché sono tornati nell'ordine direttori sportivi, allenatore e giocatori, nessuno in pratica con risultati migliori rispetto alla prima esperienza in viola. In vista del mercato di gennaio, si è iniziato a parlare addirittura di Nikola Kalinic, uno che pur di andare via dalla Fiorentina ha inscenato di tutto e di più, con un teatrino squallido tra la Croazia e Moena, quasi a voler scampare il contagio di un virus. Aldilà delle qualità extrasportive del soggetto in questione, stiamo parlando di un attaccante che dal 2017 ha giocato poco e segnato ancora meno, siamo davvero sicuri che non esista altro di meglio nel mondo calcistico? Il croato compirà 32 anni l'anno prossimo tra l'altro e alla Roma è stato più a guardare che in campo, tra infortuni e panchine. La domanda è ovviamente retorica e i precedenti recenti, legati ai cavalli di ritorno, dovrebbe mettere in guardia la Fiorentina, che nel riaccogliere gli ex si è spesso e volentieri scottata e fatta male.