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Non parleremo di Vlahovic. Ne abbiamo già discusso abbondantemente, adesso conta il futuro, anzi il presente della Fiorentina. Nessuno ha mai venduto, nella storia del calcio, il capocannoniere della Serie A a gennaio tranne Preziosi con Piatek nel 2019. E’ chiaro e inevitabile (soltanto chi ama il prosciutto sugli occhi può non ammetterlo), che almeno a breve qualche problemino in più ci sarà, che andrà dato tempo ai nuovi di integrarsi (non è luglio, ma febbraio), che Italiano dovrà cercare le soluzioni migliori nel minor tempo possibile.


Contro la Lazio il ko ha avuto tanti perché. Non soltanto la cessione di Dusan. Squadra lenta, difesa pessima, meno intensità del solito. Però un'imbarcata del genere, in casa, non era mai capitata. E allora, ecco che il campanello d’allarme non andrà sottovalutato.


Nel frattempo, però, è già cominciato l’attacco social, e non solo, ad Italiano. Formazione sbagliata, cambi sbagliati, atteggiamento sbagliato. Lo sport da sempre più praticato quando si cerca di distogliere l’attenzione dai cambiamenti, dalle novità, è il tiro al piccione all'allenatore. Come se fosse colpa di Italiano l'aver fermato un treno che andava dritto verso la stazione, all’improvviso. E poi anche chiedergli di ripartire esattamente alla stessa velocità. L’allenatore viola, senza Vlahovic, avrà qualche responsabilità in meno ma non vuole assolutamente (e dalle dichiarazioni lo si è capito bene) dare nessun alibi ai giocatori. In sala stampa ha detto di avere in mano una squadra più forte di prima. E ha fatto bene. Nelle segrete stanze non sappiamo come sono andate le cose.


Ora si cercano delle risposte immediate a Bergamo, contro un’Atalanta che non è nel suo momento migliore, e poi in campionato contro uno Spezia che attenderà il suo ex Italiano con il dente avvelenato. Soprattutto per lui non sarà un lunedì sera semplice, ma la voglia di fare bottino pieno non mancherà di certo. Adesso tocca ai Piatek, ai Cabral, ma anche ai Castrovilli, ai Duncan, ai Nastasic, agli Igor a svoltare. Tutti saranno chiamati a dare qualcosina in più, per rimanere vivi e in lotta per l’Europa fino alla fine. Ritrovarci a marzo, senza obiettivi e senza stimoli, dopo una prima parte di stagione eccezionale è l’unica cosa da evitare veramente.


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