Rifacimento del Franchi, è ancora presto per fasciarci la testa. Nardella vuol portare avanti l'iter anche se venisse ribadito il no della UE. Non resta che sperare nella "migliore delle peggiori soluzioni"
"Via libera alla demolizione delle curve, il Franchi ora può farlo Commisso: “Un soggetto privato per tutelare il monumento”. Sospiro di sollievo a Palazzo Vecchio". Così abbiamo titolato un nostro articolo pubblicato sabato 1 aprile. Ebbene sì, era un pesce, c'è poco da fare. Molti se ne sono accorti (anche perché volevamo che fosse chiara la cosa), diversi hanno colto pienamente lo spirito della 'provocazione', a qualcuno è piaciuto e qualcuno, che probabilmente conduce una vita veramente grama, sui social ci ha pure insultato.
Lo scherzo c'era, ci poteva stare, l'argomento resta ed è di strettissima attualità: che cosa potrebbe succedere se la Commissione Europea non concedesse 55 milioni di euro (rivalutati a 71 per l'aumento del costo delle materie prime) al Comune di Firenze per portare avanti il restyling dello stadio e di parte del quartiere di Campo di Marte?
Diciamo che ancora è presto per fasciarci la testa, nel senso che il piano A annunciato da tutte le parti in causa, Governo, sindaco di Firenze e chi più ne ha più ne metta, è quello di far tornare i burocrati europei sui propri passi e convincerli della bontà e della correttezza della proposta portata avanti dal capoluogo toscano.
Qualora non bastasse, Nardella ha già fatto sapere di voler comunque andare avanti con l'operazione e la strada in questo caso potrebbe essere il reperimento di fondi a carattere nazionale, che permetterebbero di non bloccare un iter che, tra le altre cose, è già costato 8 milioni di euro alla città.
Strada giusta o strada sbagliata? Non era meglio far fare tutto a Commisso? Domande lecite per carità, ma la realtà ci ha detto altro ed è giusto sottolineare ancora una volta alcuni aspetti. La proposta presentata dal numero uno viola per il rifacimento dello stadio si è bloccata davanti all'impossibilità di demolire le curve. La Mercafir è naufragata come sappiamo e su Campi Bisenzio non c'è mai stata un'effettiva volontà di affondare il colpo per varie ragioni. Così siamo arrivati a sperare nella "migliore delle peggiori soluzioni" come l'ha definita il collega Massimo Basile, per poter almeno avere un impianto più moderno, fruibile, al passo coi tempi rispetto all'attuale. Altre ipotesi o non sono percorribili o, allo stato delle cose, prevedono tempi elefantiaci di realizzazione.