Il cetriolo sempre in agguato, una questione genetica
In principio c'era “Il grande cocomero”, bellissimo film di Francesca Archibugi del 1993. Quando gioca la Fiorentina invece in agguato c'è “il grande cetriolo”. In fondo sempre di vegetali stiamo parlando e tra l'altro anche della stessa famiglia, quelle delle cucurbitacee.
La metafora della grande beffa
Il cetriolo come metafora della grande beffa, quella che accompagna fedele il mondo viola, che piano, piano si materializza e che trova il suo compimento nel finale delle partite, talvolta proprio all'ultima azione come avvenuto del resto in Fiorentina-Roma.
I segnali
I segnali del resto c'erano stati tutti ed erano stati molto chiari: un primo tempo in cui avevi creato diverse occasioni e con un solo gol segnato, la mancata espulsione di Mancini, il tutto fino a giungere alla vera apoteosi con il rigore fallito da Biraghi. Tiro dagli undici metri che, se realizzato avrebbe davvero chiuso definitivamente la gara. E' lì che abbiamo cominciato a vedere e sentire con chiarezza la presenza del cetriolo. E al 95'…taaaaac! Sponda di Ndicka, palla che termina a Llorente e sassata sotto la traversa per il 2-2.
Per inciso Llorente ovviamente al suo primo gol in Italia e non segnava una rete da quasi due anni, ovvero da Leeds-Arsenal 2-1 dell'8 maggio 2022.
Una questione genetica
Ma quante volte abbiamo assistito a scene del genere? Quante volte siamo tornati a casa con l'amaro in bocca per occasioni buttate via e punti persi in maniera più che immeritata? Purtroppo tante, come se tutto questo fosse nel nostro DNA, fosse giusto una grande questione genetica. Un fattore che ci impedisce anche di arrivare a toccare il cielo con un dito. Basti pensare all'anno scorso e alle due finali perse giusto per non stare a ritirar fuori centinaia di episodi più o meno dispersi nel tempo.