Gonzalo Rodriguez a FN: “La fascia di capitano non può essere usata per convincere Chiesa a rimanere, non è quella che gli manca a Firenze. Castrovilli mi 'garba' tanto, mi ricorda Borja Valero"
Ad un mese dal suo ritiro dal calcio professionistico la redazione di Fiorentinanews.com ha contattato Gonzalo Rodriguez, ex capitano della Fiorentina, per parlare con lui dei cinque anni in viola e della Viola che verrà.
E' ancora convinto della scelta presa o ha avuto ripensamenti?
“Nessun ripensamento, ogni giorno che passa mi rendo conto di aver fatto la scelta giusta. Mi sono reso conto di non aver più la stessa voglia di prima e quando questo accade significa che si è vicini al ritiro. La quarantena poi mi ha fatto capire che stavo bene a casa con la mia famiglia e che il calcio non mi mancava”.
Thiago Silva è stato accostato alla Fiorentina di recente. A 36 anni un difensore può ancora dire la sua? Può essere il profilo giusto per la difesa viola dell’anno prossimo?
“Non sapevo avesse la mia stessa età, ma un giocatore come lui può ancora dire la sua. Porterebbe a Firenze la sua esperienza internazionale ed abbiamo visto anche con Ribery che l’età non è poi così importante. Credo però che la Fiorentina in quel ruolo sia coperta, con il capitano Pezzella e Milenkovic. Se non parte nessuno dei due per me la squadra è a posto in difesa”.
Che significa indossare la fascia da capitano? Affidare la fascia a Chiesa può essere un mezzo per convincerlo a rimanere a lungo alla Fiorentina?
“No, io credo che la fascia da capitano non possa essere usata come mezzo per convincere un giocatore a rimanere o meno. La fascia la si deve guadagnare all’interno del gruppo, della squadra. Conosco Chiesa, è un ragazzo umile e non credo che sia la fascia da capitano che gli manca a Firenze. Piuttosto l’ambizione di giocare le coppe, ma ancora ha tante cose da migliorare. Ha la fortuna giocare in una piazza in cui gli vogliono bene, oltre al fatto di avere alle sue spalle il padre, che essendo stato un ottimo calciatore saprà sicuramente consigliargli la scelta giusta da fare”.
Ilicic, Muriel stanno incantando a Bergamo, mentre hanno stentato in maglia viola. Cosa significa essere un calciatore della Fiorentina? La pressione della piazza può condizionare il rendimento di un giocatore?
“Sicuramente Firenze, così come la Spagna e l’Argentina sono piazze calde in cui la pressione tante volte si fa sentire. Dipende molto dalla personalità di ogni singolo giocatore. C'è chi per rendere al massimo ha bisogno di tranquillità e un po’ più di tempo, e chi come me riesce a convertire tale pressione. Certamente avere alle spalle una tifoseria come quella della Fiorentina è un vantaggio. Anche per questo la Fiorentina non è una squadra per tutti. Sai che hai una città dietro che ti sostiene, hai una grande responsabilità”.
Con lei in campo la Fiorentina poteva contare su un regista difensivo, cosa che oggi probabilmente manca. Quanto l’aiutava in campo avere davanti a sé centrocampisti come Pizarro e Borja Valero per poter uscire palla a terra dalla propria trequarti?
“Credo che una squadra debba avere una colonna vertebrale solida ed un’idea di gioco chiara dettata dalla volontà dell’allenatore. Quando Macìa e Pradè mi portarono a Firenze l’ossatura era Gonzalo, Pizarro e Borja Valero. Montella aveva l’idea chiara di giocare il pallone palla a terra. Oggi alla Fiorentina manca un’idea di gioco, un equilibrio tattico. Secondo me è importante scegliere un allenatore, sposare la sua idea di gioco e avere fiducia in lui”.
Bernardeschi, Cuadrado, Neto, magari anche Chiesa, tutti alla Juventus per vincere. Se l’avessero voluta a Torino sarebbe andato?
“No, non credo. Ero in un’età calcistica ormai matura. Mi sentivo molto dentro al progetto, alla Fiorentina. A Firenze stavo bene, sentivo l’affetto di tutta la città. Ho detto no al Napoli, non volevo andarmene. Nella mia carriera sono stato in tre squadre, questo a dimostrazione del fatto che quando sposo un progetto, una squadra, una città, mi sento parte integrante”.
Nella stagione 2014/15 segnò otto reti con la maglia della Fiorentina. Qual è il segreto per diventare un difensore goleador?
“Nessun segreto, ho sempre segnato nella mia carriera. Alla Fiorentina un po’ di più perché battevo anche i rigori, ma per i gol da calcio piazzato la cosa importante è avere giocatori che calciano bene come Pasqual e Borja Valero. Sapevo già che la palla sarebbe caduta tra il dischetto del rigore e il primo palo”.
Punto interrogativo sull’allenatore viola dell’anno prossimo: che caratteristiche deve avere un tecnico per allenare a Firenze? Quali sono le differenze e i punti in comune tra Montella e Sousa?
“Non so chi sarà l’allenatore della prossima stagione. Se dovesse cambiare l’attuale mister Iachini, mi auguro che arrivi un allenatore che conosca la piazza, la Fiorentina e la sua storia, che sappia in che squadra arriva e che conosca il calcio italiano. Su Montella e Sousa: avevano personalità abbastanza diverse, ma le loro idee di gioco non erano poi così lontane, per questo c’è stata continuità di risultati tra le due gestioni”.
Qual è il giocatore che più le piace della Fiorentina di oggi? Cosa manca alla squadra di Commisso per fare il salto di qualità?
“Castrovilli mi “garba” tanto, mi ricorda Borja come giocatore. Penso che alla Fiorentina manchi un’attaccante, uno forte. Ha la fortuna di avere Chiesa e Ribery sulle fasce, ma al centro dell’attacco ci vuole un centravanti che faccia tanti gol”.