Una Fiorentina anti-DonAbbondiana: audace con le forti e fragile con le piccole. Oltre la fortuna dell'urna c'è la psicolabilità della squadra di Italiano
Considerazioni e trattati così ampi sulla ‘fortuna’ della Fiorentina probabilmente non sono mai stati buttati giù come in questa stagione, che in realtà tiene a braccetto anche la scorsa. Il dibattito ha riguardato prima l'esito di alcune gare di campionato e quindi l'urna europea. Quella di ieri a Nyon è stata solo l'ultima di una serie di capatine benedette presso la sede Uefa, per i sorteggi di Conference.
L'anno scorso furono Twente (non così agevole in realtà) ai play-off, prima del Basaksehir pescato per la fase a gironi in una prima fascia dove c'erano anche Villarreal e West Ham, poi il Braga ai sedicesimi, il Sivasspor, il Lech Poznan e il Basilea.
Quest'anno il Rapid Vienna, quindi il Maccabi Haifa e ora il Viktoria Plzen: scansati Aston Villa, Lille, Fenerbahce e Olympiakos fino ad eventuale finale. Niente di cui lamentarsi ma più di qualcosa da temere basandosi sull'essenza della Fiorentina stessa.
Una formazione totalmente opposta al DonAbbondismo manzoniano: spesso gagliarda e audace con le squadra più forti, lenta, superficiale, fragile con le deboli. Per questo il sorteggio fortunato (sulla carta) per una squadra psicolabile e discontinua come la Fiorentina di Italiano può esser sì buon presupposto ma difficilmente sinonimo di questione risolta. E lo abbiamo già visto in quasi tutti i precedenti “sorteggi fortunati”.