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Vincenzo Italiano. Foto: Fanfani/Fiorentinanews.com
Vincenzo Italiano. Foto: Fanfani/Fiorentinanews.com

Una vittoria netta e schiacciante quella della Fiorentina al Luigi Ferraris di Genova. Un sonoro 4-1, condito da una prestazione superlativa di tutta la squadra. Nessuno escluso. Performance eccellenti soprattutto degli attaccanti, protagonisti di gol e giocate di grande qualità. Bene anche la difesa, specialmente con i terzini sugli scudi e i centrali sempre attenti. Centrocampo, inoltre, molto vispo ed efficace in zona gol, per ben due volte.

Sarebbe un enorme peccato non completare la rosa di Vincenzo Italiano, che – subito – a partire da questo giovedì, sarà impegnato in due competizioni. La qualificazione ai gironi di Conference League è prioritaria e il club di Commisso ha bisogno di (almeno) altri due innesti per potersi dire soddisfatto del nuovo organico. Che sembra già migliorato rispetto a quello della scorsa stagione.

Dato che il ruolo del portiere è stato – solo parzialmente – sistemato con Christense, ex Hertha Berlino, resta ancora un centrale di difesa mancino da acquistare. Eh sì, perché le condizioni fisiche (già) precarie di Yerry Mina non lasciano (già) ben sperare. Ma soprattutto perché il sostituto di Igor, a distanza di svariate settimane, ancora non è stato ingaggiato (nonostante l’onerosissimo incasso).

Secondo punto all’ordine del giorno, poi, è un centrocampista centrale da affiancare ad Arthur. Mandragora ha fatto benissimo contro la formazione di Gilardino, ma con i lungodegenti Castrovilli e Barak, la Fiorentina ha disperata necessità di un rinforzo lì nel mezzo. Disperato bisogno, eccome. Visto che presto Amrabat saluterà, lasciando così il solo Duncan come riserva da inserire al fianco del nuovo regista. Che, fra parentesi, non ha – nemmeno lui – un cambio adatto.

C’è ancora lavoro da fare dunque per il trio Barone-Pradè-Burdisso, che dopo un’estate (incredibilmente) ricca di colpi, deve piazzare gli ultimi tasselli per ultimare una rosa che non è affatto pronta per sostenere tre competizioni. Al meglio. Per andare oltre l’ottavo posto... e magari anche alle due finali perse. Basta poco. Vietato fermarsi alla prima gioia.

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