Non chiamatela riserva: Duncan, in un modo o nell’altro, è un punto fisso del centrocampo di Italiano. La domanda adesso è: può fare ancora di più?
Con l’infortunio -o presunto tale- di Bonaventura, il minutaggio di Alfred Duncan è nuovamente tornato a crescere. Di nuovo sì, perché nella prima parte di stagione, causa l’assenza di Castrovilli, il ghanese aveva ricoperto il ruolo di mezzala lasciato libero dal campione d’Europa. Così sta succedendo anche nelle ultime uscite, in cui -tra l’altro- il rendimento dell’ex Sassuolo è stato tra i più positivi dei viola. Anche contro l’Empoli ha prodotto una partita più che sufficiente: senza troppi alti, ma mai calando d’intensità. La corsa e, soprattutto, il recupero palla sono le sue caratteristiche naturali. Per un centrocampista comunque duttile che riesce ogni tanto anche a tirare fuori dal cilindro qualche passaggio illuminante.
Lo scarso impiego del giovane Maleh ha spalancato le porte all’esperienza preferita da Vincenzo Italiano che, non è un mistero, ha un debole per la dinamo di Duncan. D’altronde un giocatore che si spende così tanto non può che essere stimato dal proprio allenatore, che raramente ne ha fatto a meno nel corso della stagione. Per il prolungato stop, del quale non si hanno notizie certe sul possibile rientro in campo, del n°5 della Fiorentina, la presenza di Alfredo è destinata a durare. E non è affatto scontato che quando tornerà Bonaventura, non possa continuare a vedersi in campo. Contro il Napoli, inoltre, ci sarà da fare i conti con la squalifica di Torreira e, anche se giocherà dal 1’, con il Ramadan di Amrabat. Due motivi in più per assicurare un ruolo centrale nella fase di non possesso alla mezzala ghanese. Per sbloccare la prossima complicata trasferta, però, potrebbe servire anche altro.
Se la pulizia del pallone e la corsa x2 si presentano come il fiore all’occhiello del centrocampista, non si può dire proprio lo stesso della conclusione in porta. L’unico gol di Duncan è infatti arrivato in maniera abbastanza casuale e per giunta a porta vuota. In generale però, i tiri del n°32, così come quelli di tutta la squadra, sono rari e poco precisi. Eppure, a Reggio Emilia i tifosi neroverdi si ricordano di grandi bordate uscite da quel piede sinistro, che, in più di un’occasione, erano riuscite a trafiggere le porte avversarie con veri e propri missili: forti e veloci. A Firenze, invece, sotto questo aspetto, il suo contributo è finora stentato. D’altro canto, tutto lo spazio che sta trovando potrebbe essere un incentivo a dare e fare qualcosa di più. Quella ciliegina sulla torta che in periodi di magra (realizzativa) farebbe tanto comodo alla Fiorentina.