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Prosegue il dialogo tra La Nazione e Catherine Commisso, moglie del presidente della Fiorentina, Rocco. Tanti i temi toccati dalla ‘first lady’ viola.

Durante l’inaugurazione del Viola Park ha detto di sentirsi fiorentina. Ha capito la città? 

«Si, i fiorentini sono bravi e orgogliosi della loro città e del loro modo di essere. Credono nel senso di appartenenza, sono creativi e appassionati. Di Firenze mi piace la cultura ed il grande passato. C’è sempre qualcosa che puoi imparare da Firenze e dal suo passato ed è bellissimo».

Si sente più italiana o americana?

«Beh, quando sono qui mi sento americana e quando sono negli States, viceversa (ride, ndr). Sono nata in Italia, ma sono cresciuta in America, per questo ho entrambe le culture dei due Paesi». 

Rocco dice che è stata lei a spingerlo verso la Fiorentina. 

«Gli ho detto, ’se dobbiamo fare questo passo’, facciamolo per una città che è bella. Sono stata qui nel 1989 e ne sono rimasta affascinata. Per questo non ho esitato a dire Firenze: bellezza che non tramonta mai».

Se potesse dire qualcosa ai fiorentini, cosa direbbe?

«Siamo tutti fiorentini, come ho detto. Un messaggio di unità, di inclusione. E’ con questo spirito che è nato il Viola Park. E’ vero, i fiorentini sono critici, lo capisco questo, ma allo stesso tempo sono molto appassionati della loro squadra e di Firenze».

Ci dice un pregio e un difetto di Rocco?

«E’ una persona che guarda sempre avanti, al futuro, pensando di non poter cambiare il passato. E’ due passi sempre avanti gli altri, pensando a fare il meglio. Un difetto? Non ha pazienza e questo è un difetto, ma visto che io ne ho tanta (ride, ndr) ci bilanciamo».

Com’è il suo rapporto con la squadra?

«Siamo coinvolti, sempre con loro. Sono bravissimi ragazzi, educati e il nostro Vincenzo è bravissimo, lo rispetto tanto e imparano tanto da lui». 

Si può dire che lei è la prima tifosa?

«Rocco lo è, li segue, li incoraggia, li difende sempre. Io mi preoccupo soprattutto quando si fanno male. Il mio senso materno viene fuori».

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