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Riceviamo e volentieri pubblichiamo.


Di male in peggio. Forse esasperato, forse accortosi di essere stato preso in giro come un miliardario americano qualsiasi, forse avendo finalmente capito che l’opzione Mercafir era la versione 2000 della fontana di Trevi di Totò, mister Rocco Commisso è sbroccato nel peggiore dei modi e con tono da padrone delle ferriere ha messo la Fiorentina sul mercato, a disposizione di chiunque disposto a concedere un’area dove costruire il nuovo stadio.


Che pessima cosa. Che idea ignobile. E, ce lo consenta mister Commisso, che vergogna. Speriamo solo che si tratti di voce dal sen fuggita da correggere prima possibile. Perché se per caso facesse parte di un piano suggerito da qualche sprovveduto collaboratore, non resterebbe che un rapidissimo licenziamento. Per due banali motivi.


Primo motivo, senza offesa: è vero che l’offerta è indirizzata ai sindaci dell’area metropolitana di Firenze. Ma benché circoscritta, è comunque erga omnes e appare analoga, senza offesa - vogliamo ripeterlo, a quanto propongono i lenoni, altrimenti detti prosseneti, quando mettono in vetrina le loro seņoritas. Detto altrimenti: la Fiorentina no es una puta. E neanche una hija de puta. Meno che mai una baldracca. La Fiorentina è una nobile e specchiata signora che va trattata con i guanti, che non si degna di concedersi a chi offre di più, che si tratti di danaro o di terreni.


Secondo motivo: la Fiorentina non appartiene unicamente al proprietario della società. Mister Commisso deve capire che i suoi dollari, pochi o molti che siano, hanno comprato solo uomini e cose, ma non lo spirito. L’anima della Fiorentina non è mai stata in vendita e mai lui la possiederà. La Fiorentina è Firenze e non vale dire che in America gli stadi si fanno dove capita. Se la Fiorentina è Firenze significa che Firenze è e deve restare la sua casa. Non c’è spazio per un nuovo stadio? Poco male. Si restaura il glorioso Franchi. Punto. Non esistono altre alternative. A meno che mister Commisso non voglia fare uno sgarbo irrimediabile alla città.


Altra questione: il Sindaco. Insistere sulla Mercafir ci è sempre parso un pasticcio: un progetto troppo esoso e irrealizzabile in tempi apprezzabili. Finora sembra che Nardella abbia solo cercato di non urtare la sensibilità di Commisso e di alcune frange della tifoseria. Prima di tutto, però, è l’amministratore della “azienda Firenze”. Perché allora non riproporre con decisione la questione del Franchi? La Soprintendenza ha evidenziato i vincoli, ma non ha mai potuto pronunciarsi su alcun progetto. Che il sindaco dia dunque mandato ai suoi architetti di studiare il problema e formulare ipotesi tenendo conto dei desiderata di Commisso e le necessità urbanistiche. Si ipotizzino spazi commerciali, modifiche strutturali, innovazioni tecnologiche per offrire una migliore accoglienza per il pubblico anche tutto intorno al Franchi.


Il quale era e resta il vero problema di tutto. Tra l’altro il Soprintendente ha ben spiegato che il Comune ha dovere  di evitarne il degrado. Quindi, se comunque bisognerà intervenire e spendere, perché non studiare la soluzione con Commisso coniugando le reciproche necessità? Se la Fiorentina scegliesse una qualunque altra opzione, il Franchi diventerebbe infatti un costosissimo problema, un disastro per il quartiere, un costo ingiustificato a carico della collettività.


L’esempio al quale Firenze si può ispirare viene da oltre Appennino dove il presidente del Bologna calcio Saputo (anche lui italo americano) si è accordato col Comune per un restyling funzionale del Dall’Ara (impianto coetaneo del Franchi) con una ripartizione dei costi, 90 milioni per due terzi a carico della società, il resto a carico del Comune. Perché no? Nardella parli dunque con il suo collega, parli con Zingaretti, Franceschini, Lotti, eviti gli urlatori e faccia trionfare il buonsenso.


Comitato Vogliamo il Franchi

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